Nella collezione di un podista non dovrebbe mancare la Maratona di Barcellona, giunta alla 39esima edizione. E’ la quarta Maratona d’Europa per numero di arrivati, incalzata da vicino dall’emergente Valencia.

Ritiro del pettorale molto snello, pasta party offerto anche ad un eventuale accompagnatore, solita t-shirt tecnica e appuntamento alle 8.30 della domenica. Le notizie della vigilia annunciano oltre 20mila iscritti, per l’esattezza 20.127; non si sa quanti ne dichiara... la Questura locale, ma il colpo d’occhio alla partenza è imponente, tanto da rendere verosimili le dichiarazioni degli organizzatori. Saranno poi oltre 16mila i finisher.

Sono nel quarto dei sette settori, ma mi ci vogliono ben 14 minuti per passare la linea di partenza. Non rimarrò mai da solo ovviamente, Giampiero e Giorgio sono i miei piacevoli compagni di viaggio, fino alla mezza però, poi mi lasciano, sono dei trail runners, hanno i loro programmi. Musica lungo tutto il percorso, quasi ogni km; risuonano i tamburi catalani, i tradizionali Timbals, ma anche un po’ di rock non guasta. Ristori forniti e frequenti, anche solidi dopo la metà. Di solito non mangio durante una Maratona, ma come diceva il Sommo Dante: “Più che il dolor potè il digiuno”...: non disdegno qualche gel.

Le opinioni raccolte prima e dopo la gara parlano di dislivelli, in realtà non mi sono sembrati così notevoli, niente a confronto delle pendenze della Maratona nella mai amata, da queste parti, capitale Madrid.

Clima caldo all’inizio, poi rannuvola e rinfresca, poi riappare il sole dopo il trentesimo sul lungomare, purtroppo per me senza ombra. Ormai però si punta verso Plaça Espanya, con spettatori numerosi e calorosi, tipo Nord Europa.

Veloce ritiro sacca, bella medaglia, un po’ scarso il ristoro finale: una banana e due mandarini. Non si può avere tutto e a tutto c’è rimedio: saccheggiata una focacceria nelle vicinanze dell’arrivo.