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Ultramaratona e dintorni

kohler UMC 2017 carri

7^ Ultramaratona del Tricolore: on line video e foto

14 Ottobre, 2017 Stefano Morselli - Redazione Podisti.Net
Si è corsa a Reggio Emilia, all'interno dello stabilimento produttivo della Kohler (ex Lombardini Motori), la 7^ edizione dell'Ultramaratona del Tricolore - Kohler Cup.Tante le distanze tra cui spiccano la 6 ore, la 12 ore ed il Campionato IUTA della 50…
italiani los alcares 2016 foto iuta

Los Alcazares (Spagna) - IAU World 100k

27 Novembre, 2016 Redazione Podisti.Net
Si è corso oggi in Spagna a Los Alcazares, l'edizione 2016 del Campionato Mondiale 100 km, il titolo mondiale è stato vinto dal giapponese Hideaki Yamauchi in 6:18:22, argento per il sudafricano Bongmusa Mthembu 6:24:05, bronzo per lo statunitense Patrick…

Mentre trangugio l’ennesimo paio di cubetti di mortadella, il ciarliero volontario romagnolo del ristoro di Casaglia cerca di rassicurarmi: in tanti anni non gli era mai capitato di veder un tempo così infame al Passatore. Qualche acquazzone in certe edizioni, ma niente di simile a quello che stava accadendo oggi; acqua a catinelle, freddo e persino una fitta foschia che ha avvolto gli ultimi tornanti del Passo. Ma torniamo alla cronaca.

Dopo aver fatto (forse) qualche proselito per la prossima edizione chiaccherando in treno con una simpatica famiglia di Cesena, eccomi alla stazione di Santa Maria Novella a contrattare il prezzo dell’ombrello portatile con uno dei tanti indiani ambulanti carichi di ombrelli e di impermeabili che affollano la stazione. Giornata nera e buia per i podisti ma gloriosa per loro. Dopo aver visitato le Tombe Medicee con le imponenti statue di Michelangelo, eccomi alla partenza a stringere la mano al Sindaco, il fiorentino attuale più popolare del momento. Le salite come da programma, le affronto camminando dato che non ho ancora una preparazione tale da permettermele di corsa; l’ultima Maratona risale al 2007 e un certo quantitativo d’acqua è comunque passato sotto i ponti. I tratti in piano e le discese invece mi sono congeniali e mi butto a capofitto. Finalmente arriva Borgo San Lorenzo e poco dopo con piacere incontro la Luisa Scalco che sorridente e con passo deciso non molla neanche un metro, la ritroverò al Passo e poi la perderò di vista definitivamente. Per quasi tutta la salita cerco di impostare una camminata veloce che però non dev’essere proprio tale visto che molti mi sorpassano e spediti sembrano macinare i tornanti con foga. Cielo nero, pioggia sottile, freddo e animali selvatici che però non fiatano, fanno da cornice. Solo il torrente a lato della strada trasmette il rumore delle sue impetuose acque che sbattono sui massi.

Comunque sia gli otto chilometri di salita a ridosso dei 40 già percorsi cominciano a farsi sentire anche a livello lombare e a maggior gloria, l’acqua che comincia ad entrare dal colletto del Kee-way va a raccogliersi proprio lì procurandomi dei brividi fastidiosissimi. Il pensiero torna insistentemente al cambio indumenti in cima al Passo, non vedo l’ora di arrivare e di togliermi di dosso questa zavorra fredda. Qualche zig zag tra le auto incolonnate prima del Passo e finalmente ci sono. Dopo tanto buio e freddo, luci ed animazione mi riportano in vita. Mi fiondo nella tenda deposito a cercare il sacco indumenti, ma, purtroppo, del mio sacco bianco con tanto di nome e numero di pettorale nemmeno l’ombra. Inevitabile la rabbia e il battibecco con il povero giovane volontario lasciato solo a sorbirsi le lamentele. Non venendo a capo di niente, decido seduta stante di ritirarmi definitivamente, confortato da un altro podista che sta facendo la mia stessa cosa, “my friend, no indumenti, no corsa” mi dice. Impossibile proseguire per altri 52 chilometri nella notte con i vestiti inzuppati a 3°C di temperatura esterna e sotto la pioggia. Mentre inizio a tremare per il freddo qualcuno mi spinge verso il ristoro e comincia a versarmi del brodo caldo nel bicchiere che trema a sua volta, mentre un altro volontario mi ricopre pietosamente con un telo di alluminio. Ho un’intuizione: vuoi vedere che non è stato scaricato dalla corriera? Mollo il brodo, cerco la corriera e miracolosamente, impigliato in un angolo del bagagliaio ritrovo il mio preziosissimo sacchetto bianco. Opera di Sant’Antonio avrebbe detto mia moglie, e qui per poco non scende una lacrima. Si continua.

Rinfrancato, riesco a cambiarmi e a ritornare ancora al ristoro per altro brodo e finalmente inforco la discesa verso Casaglia. E la magia del Passatore si ripete anche questa volta. Senza sforzo riesco ad arrivare a Marradi e a San Cassiano fino al 75° chilometro senza fermarmi, supportato dalle canzoni dell’ MP3, che purtroppo non sapevo avessero proibito. Ma c’è un'altra magia che purtroppo si ripete costantemente soprattutto nella seconda parte del Passatore. Mentre con buon ritmo ho sempre sorpassato i pochi podisti che camminavano o correvano solo per pochi tratti e mai nessuno mi aveva sorpassato, miracolosamente li ritrovavo tutti ai ristori, ciarlieri, di buon umore e sorprendentemente asciutti. Capisco la nottata da lupi, ma pioggia e freddo c’erano anche per me e per quelli che onestamente hanno portato a termine l’impresa. Molte di quelle macchine d’appoggio che ai bordi della strada spegnevano immediatamente le luci interne appena passavo accanto, erano senza alcun dubbio ormai collaudati sistemi di trasporto a tempo. Perché si sa che i passaggi sono controllati elettronicamente e non bisogna esagerare con la velocità. La scansione finale dei tempi di passaggio deve avere una minima coerenza. Ho molto apprezzato il complimento sincero rivoltomi da una podista-passeggera che evidentemente mi aveva visto correre per tutto il tempo (ero forse riconoscibile dal cappellino rosso con visiera) e che voleva manifestarmi la sua solidarietà, anche al di là del suo correre a tratti.

Mentre la pioggia aumenta d’intensità ad un certo punto mi vengono in mente le immagini dei nostri fanti durante la prima guerra mondiale, che, inzuppati d’acqua, camminano per lunghi tratti nelle trincee. Forse anche le tende dei ristori e della Croce Rossa lungo il percorso contribuiscono a rafforzare quest’immagine. Ma qui fortunatamente non c’è la guerra contro qualcuno, c’è la battaglia contro i propri limiti e la volontà di far emergere quelle energie che sappiamo di avere, ma che spesso non abbiamo l’occasione o il coraggio di esprimere.

Verso l’82° chilometro avverto però che la caviglia destra comincia a mandare segnali negativi, alterno sempre più spesso la corsa alla marcia e poco dopo decido di camminare e basta. Voglio arrivare, non importa il tempo, non butto alle ortiche tutta questa fatica per niente. Arriva l’alba che rischiara tutto (si fa per dire). I profili delle colline si fanno più bassi per scomparire man mano che la strada procede, ed ecco finalmente Faenza, ancora immersa nella sua pigra piovosa domenica. L’ultimo faticoso chilometro lo faccio di corsa e al traguardo alzo il berretto al cielo, contento come una pasqua. Gli applausi dei presenti mi provocano un ulteriore aggiunta di umidità che non riesco a trattenere.

Il tempo impiegato (16 ore e…rotti….non stiamo a sottilizzare) è più alto di quello ottenuto nelle precedenti edizioni, di certo più alto di quello del migliaio di podisti più veloci che mi hanno proceduto, ma con orgoglio posso dire che poco o tanto è tutto mio, ed è proprio questo che mi rende felice.

 

Alla prossima e buone corse

 

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