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Le prime braccia elevate nel cielo primaverile di Piazza del Campo sono state quelle di una donna. Laura Gotti ha messo alle sue spalle tutti nella gara più dura della manifestazione, 50 km di percorso collinare che dalle torri di San Gimignano portano ai piedi della Torre del Mangia di Siena. Ha concluso in 3:44:39, precedendo il primo uomo, Daniele Brezzi, che ha fatto segnare 3:46:02. Magra rivincita maschile nelle due gare meno impegnative, con arrivo pure nella Conchiglia ripiena di pubblico e di colori. Nella 32 km con partenza da Colle di Val d’Elsa, hanno vinto Alessandro Galizzi in 2:04:57 e Ilaria Guasparri in 2:18:03; nella 18 km con partenza da Monteriggioni, Matteo Paganelli in 1:09:03 e Francesca Ravelli in 1:22:28.
Tutto converge verso Piazza del Campo, a Siena. Da qualunque dorsale, delle tre colline sulle quali sorge la città, ci si trovi, quasi attratti da una irresistibile forza centripeta, si andrà a finire in questo spazio pubblico di mirabile armonia. Non sono solo le strade cittadine che non resistono al suo magnetismo, è tutto il territorio senese che, fatalmente, va a concludersi nella sua insolita forma a conchiglia. Anche la “TerrediSiena Ultramarathon” non ha saputo resistere al fascino di questa Piazza lastricata da una distesa di mattoni divisa in settori da strisce di pietra, stabilendovi l’arrivo.
Ovviamente, da queste parti non sono indicate gare mordi e fuggi, si viene con qualche giorno di anticipo e si va per musei. Il turismo continua il giorno della gara alla scoperta di un territorio ricco di cose belle da conquistare, però, con la fatica dei muscoli e l’affanno del cuore. Sembra facile il percorso, con San Gimignano a quota 324 m s.l.m. e Siena a 322 m s.l.m.; niente di più ingannevole perché bisogna scendere fino a 110 m s.l.m. e poi risalire.
Sono stupito da San Gimignano vista dall’interno; mi sembra di aver fatto un viaggio a ritroso nei secoli ed essermi fermato nel Trecento. Mura, porte, case, vicoli e piazze sono quelli di allora, come se il tempo si fosse cristallizzato. Ma è dall’esterno, quando la lascio alle spalle, che appare unica e indimenticabile, arroccata com’è sulla collina, circondata da mura con l’emergere delle poderose torri dal tessuto urbano, avvolta nella leggera foschia del primo mattino, che le danno un tono surreale.
Per rendere la fatica psicologicamente più lieve, ho diviso mentalmente i 50 km in tre tappe, corrispondenti alle partenze delle altre due gare più brevi della manifestazione. Per cui, sono tutto proteso verso il primo traguardo di Colle Val d’Elsa, posto al 18° km a quota 141 m s.l.m. Dorme ancora la campagna per una primavera che tarda a venire. Spogli sono gli alberi, ad eccezione degli ulivi che si arrampicano sulle colline. Le torri di San Gimignano sono scomparse all’orizzonte, e a sostituirle provvedono le processioni degli ieratici cipressi, che sembrano riprodurne il profilo. Prevale ovunque il gusto medievale con case di campagna che mostrano la pietra scoperta. Si corre nel piano, si vola in discesa. Mi lancio a capofitto nella lunga, stretta, rettilinea discesa di Colle Val d’Elsa, senza poter degnare di uno sguardo la città, della quale non ricordo niente se non la lunga galoppata.
Il punto altimetrico più basso del tracciato è stato toccato, la musica è finita, ora mi attendono più salite che discese. Il pensiero va a Monteriggioni, 32° km, 2^ tappa del mio itinerario immaginario. Il 25° km, metà ultramaratona lo raggiungo in poco meno di tre ore, per cui non dovrebbe essere difficile concludere l’intera fatica sotto le sei ore per me che, solitamente, mi comporto meglio nella seconda metà.
Quasi a voler imitare i pellegrini, vado al passo sulla via Francigena, la principale arteria percorsa dai mercanti senesi in cammino verso le fiere di Francia. Fitta è la sequenza di chiese, campanili, ostelli, torri, palazzi e borghi immersi in una natura gradevole. Tutte cose che mi sembra di avere già viste, ma non ricordo dove. Queste strade bianche non le ho mai battute, eppure mi sono familiari. Le avrò viste in sogno? Poi un bagliore, mi illumino d’immenso, trovato! Tutti questi paesaggi li ho notati ieri, riprodotti negli affreschi dei musei visitati. A dominare la valle e a caratterizzarla è, però, Monteriggioni, insediata su un colle con le sue mura e le torri quadrilatere.
Mancano 18 km al traguardo, non più fittizio ma reale, questa volta. Non sono molto stanco. La poca stanchezza svanisce alla vista del profilo maestoso di Siena, godibile intorno al 43° km. Poco dopo la città mi accoglie con un cuore più grande della sua Porta Camollia. Ma il mio cuore, e quello degli altri 400 concorrenti, non è da meno, palpitante com’è per la fatica degli ultimi chilometri in salita. Veloce attraverso i giardini della Lizza con lo sguardo diretto sulla grandiosa basilica di San Domenico, passo davanti alle altissime scale del Battistero e poi alla facciata del Duomo con il suo campanile zebrato. E’ fatta! Sono velocissimo nella discesa dell’ultimo chilometro nella penombra di strade sinuose e strette con altissimi palazzi. Una curva, e mi trovo immerso nella luminosità della Piazza, ai piedi della Torre del Mangia.
Il cronometro segna 5:47:48, sotto le sei ore, secondo pronostico di metà gara. Come mi capita frequentemente da quando sono MM/70, e raramente quando ero più giovane, primo di categoria. Non so se compiacermi o dolermi!