Podisti.Net Emilia Romagna
CorriEmilia 2018: 4 Province riunite per 11 appuntamenti di livello
26 Dicembre, 2017
Nato da un’idea di Giacomo Carpenito ed Alberto Cattini, che hanno trovato subito l’entusiastica adesioni di molti Amici Organizzatori, il CorriEmilia si presenta con la sua prima edizione, dopo un 2017 di prova ma che ha visto riconoscere la validità del…
San Donnino (MO) - 5^ San Donnino Ten 41° Campaz Mudnes
18 Dicembre, 2017
SERVIZIO FOTOGRAFICO - CLASSIFICA GENERALE - Successo partecipativo per la "San Donnino Ten" con ben 305 atleti classificati nella competitiva, e vittorie per Mohamed Moro e Francesca Cocchi che bissa il successo 2016.La manifestazione, che nel suo complesso…
Castel Maggiore (BO) – 17^ Mezza maratona del Progresso
17 Dicembre, 2017
Abdelhamid Ez Zahidy, diciannovenne dell’Atletica Blizzard, allenato da Antonio Donato, è il vincitore della 17^ edizione della “Mezza maratona del Progresso”, gara di corsa su strada di 21 chilometri e 97 metri. Atleta di origini marocchine, studente…
Bologna - 1° Bologna City Night Trail
04 Dicembre, 2017
Comincio dalla fine, e da una delle cose che mi sono piaciute di più: le docce, ampie e caldissime (nei trail, e anche in certe corse più ‘togate’, non capita sempre). È stata però l’unica cosa totalmente positiva del finale di questa gara: su tutto il resto…
San Donnino (MO): il 17 dicembre la Christmas Run
03 Dicembre, 2017
Gallery fotografica 2016 - Siamo alla presentazione della Christmas Run Modenese (quella originale) in programma domenica 17 dicembre a S. Donnino, ultima frazione a Sud di Modena a 1500 metri dall’uscita del casello di Modena Sud. Quest’anno, come ormai da…
Arceto (Re) - XXXI^ Caurse di Fasue
03 Dicembre, 2017
SERVIZIO FOTOGRAFICO - Si è corsa questa mattina ad Arceto in provincia di Reggio Emilia la XXI^ edizione della Caurse di Fasue, evento podistica non competitivo sulle distanze di 5 e 11 km per gli adulti, e competitivo per le categorie giovanili.Buona…
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In linea le foto del 25° CorriCittanova
27 Nov, 2017 -
Pontelagoscuro (FE) - 40° Memorial Mario Cardinelli
26 Nov, 2017 -
'Dissidenti' modenesi alla Women in Run
26 Nov, 2017 -
Salsomaggiore (PR) – 11^ Ultra K Marathon
20 Nov, 2017 -
Modena - Corrimvtina MMCC
07 Nov, 2017 -
Viano (RE) - 18^ Truffle Half Marathon
30 Ott, 2017 -
Castelfranco Emilia (MO) - 4° BS for Sport
30 Ott, 2017 -
Imola (BO) – 1^ La Mezza Maratona d’Italia
30 Ott, 2017 -
Pievepelago (Mo) - Lago Santo Mountain race
16 Ott, 2017 -
Tartufo Trail
12 Ott, 2017 -
Presentata la 2^ edizione della Parma Marathon
10 Ott, 2017 -
Calestano (PR) - 10° Tartufo Trail
10 Ott, 2017 -
Modigliana (FC) – 2° Trail sul Trebbio
10 Ott, 2017 -
A Correggio, apoteosi e dramma sfiorato
09 Ott, 2017 -
Campogalliano (MO) - 5^ La Matta Corsa
08 Ott, 2017 -
Lupo sport cresce e inaugura
03 Ott, 2017 -
Polinago (MO) - 3° Panoramica Trail
03 Ott, 2017 -
Rioveggio (BO) - 3^ Ecomaratona di Monte Sole
02 Ott, 2017 -
Cavriago (RE) - 35° Gir di Pos
02 Ott, 2017 -
Sara Dossena alla Parma Marathon
29 Set, 2017 -
San Polo di Torrile (PR) – 1^ Corri e sorridi
26 Set, 2017 -
Ferrara - 10^ Diecimiglia Città di Ferrara
25 Set, 2017 -
Bologna – 11^ Race for the Cure
25 Set, 2017 -
Cavriago (RE) - 36^ Camminata delle Tre Torri
24 Set, 2017 -
Marina di Rimini (RN) - 1^ Run Together Sunset
12 Set, 2017 -
Parma - 20^ Cariparma Running
12 Set, 2017 -
Forlì – 8^ Maratona del Presidente
11 Set, 2017 -
Parma - Cariparma Running 2017
10 Set, 2017 -
Bologna - 16^ Run Tune Up
10 Set, 2017 -
Parma Marathon: si correrà il 15 Ottobre
08 Set, 2017 -
S. Maria in Strada (BO) - Badia in festa
08 Set, 2017
Firenze
Il pullman che da Faenza ci sta portando a Firenze sbaglia strada un paio volte e così prima di arrivare al punto stabilito possiamo ammirare Firenze da diverse angolazioni, un sightseeing imprevisto, pur con qualche apprensione circa l'ora d'arrivo. Chiacchierando con il vicino di posto, un gentile podista sui 50 anni di Oderzo, mi racconta che è stato recentemente sottoposto ad un operazione di bypass alle coronarie, ma che la cosa non lo impensierisce per niente. Vedendomi un po' dubbioso cerca di rassicurarmi dicendomi che farà le cose con molta calma e che i professori più bravi non l'avevano sconsigliato dal partecipare. «Vedi, Giovanni, sono qui proprio per riprendere in mano la mia vita e per divertirmi ancora». Commossi, ci salutiamo facendoci a vicenda un grandissimo imbocca al lupo. Ammazza che coraggio! Il tempo scorre velocemente; tra pettorale da ritirare, pranzo frugale e preparativi, vari vorrei ritagliarmi come da tradizione del tempo per vistare qualche monumento a Firenze. La scelta cade su Palazzo Strozzi e la bella mostra sui bronzi dell'Ellenismo. In poco più di un’ora riesco a completare la visita, mai avevo potuto ammirare così tanti bronzi in una sola volta. Facce di bronzo invece sì, molte, e sempre ben presenti anche al Passatore, ma di questo darò ampio conto poco più avanti.
TALLONE MALEDETTO
Già a qualche chilometro dalla partenza si insinua lo spettro del ritiro. Il tallone sinistro, silente in quanto a dolori negli ultimi quattro mesi, riprende invece a farsi sentire proprio adesso che sto iniziando la lunga corsa del Passatore. Rabbia e ancora rabbia. Decido comunque di non ritirarmi immediatamente e comincio a camminare, non senza dolore e preoccupazione. Non è possibile, mi dico, comincio a pensare che il tallone si sia fatto vivo in forma preventiva, insomma una sorta di autodifesa non appena ha realizzato che si stava materializzando una cento chilometri. Deve essere così. Comunque le provo tutte: scarpe senza talloniere ma con calze, scarpe con talloniere ma senza calze, cambio del tipo di calze: tutto inutile. Da ultimo mi spalmo della vaselina sui piedi, inforco le scarpe senza calze né altro, allento del tutto i lacci e riparto alla disperata, consapevole delle probabili fiacche che verranno. A questo punto è il tutto per tutto, tanto ormai non ho più niente da perdere. Bene, sia come sia il dolore pian piano allenta la sua morsa e (bontà sua) il tallone mi permette di iniziare una corsa lenta e prudente, ma solo dopo Vetta Tre Croci, cioè a circa 23 chilometri dalla partenza. Dal punto di vista muscolare la corsa un po' sciancata deve aver inoltre lasciato il segno, i muscoli delle gambe sembrano pezzi di legno. Speriamo bene. Alla fine di una altra piccola discesa ad un certo punto avverto il profumo pungente e invitante della carne alla griglia: infatti, nel cortile di una piccola casetta molto vicina ai lati della strada un baldo giovanotto è intento allegramente rigirare delle enormi bisteccone su una grande griglia. Gli lancio una battuta provocatoria: «Senta scusi, ma lo sa che lei è da denuncia?» «Beh, fai pure, io sono carabiniere, non so se ti conviene...» Risata generale e piccola botta al morale che di questi tempi non fa mai male.
Al Passatore si ha bisogno proprio di tutto.
SALITA AL PASSO
Qui non c'è troppo da correre, inizio la ripida salita in solitaria, pochi incontri, ma parecchie auto posteggiate nelle piazzole. L'acqua del ruscello continua il suo vorticoso e rumoroso movimento anche dopo qualche chilometro. Se da una parte mi mette in sintonia con la natura, dall'altra comincio a pensare che la salita vera e propria forse non è ancora incominciata. Di solito il ruscello sta a fondo valle, possibile che scorra per tutto il percorso alla stessa altezza della strada? Per tirarmi un po' su decido di ascoltare qualche canzone di Vasco all'MP3 che un po' mi distoglie dall'aggrovigliarsi insano di questi pensieri. Non lontano da Razzuolo incontro una signora che arranca con fatica sull'ultimo tornante prima del paese, posto a mezza costa. Mi dice che ha deciso di ritirarsi proprio lì, al punto ristoro posto a metà del paese, tra qualche metro. «Tanto non ci arriveremo mai al traguardo entro il tempo massimo, guarda l'orologio e te ne rendi conto, a questo punto tanto vale mollare subito». Io che non avevo mai fatto calcoli di questo tipo, rimango un poco sconcertato, ma la risposta non mi manca. «Ovviamente puoi fare come vuoi, ma secondo me sbagli a mollare tutto a questo punto se non ha guai un guaio fisico importante. Io cercherò di completarla, ma se anche dovessi risultare fuori tempo massimo pazienza, è il tentativo che conta.» A questo punto è lei ad essere un po' sconcertata. Non saprò mai se ha proseguito verso la cima. Mi piace pensare di averla convinta.
PASSO DELLA COLLA
Se durante le altre edizioni del Passatore arrivavo qui a serata inoltrata, mi rendo conto adesso che invece è già notte, non c'è il solito allegro frastuono che trovavo di solito. La notte è già cominciata da un pezzo, neanche gli animali selvatici si fanno più sentire. Bevo un po' di caffè al ristoro, indosso la maglia a maniche lunghe e riparto in discesa. Mi aspetto che anche questa volta il miracolo di ripartire in corsa si avveri. E non mi sbaglio. Nonostante gli acciacchi e la fatica, la discesa mi sta trascinando dolcemente a valle e per molti chilometri sempre in fase di sorpasso. Luna e stelle rischiarano la strada meglio della torcia che pende sulla fronte. Solo per questo varrebbe la pena di non mollare al Passo a metà gara.
FACCE DI BRONZO
Verso Marradi, a lato della strada vedo scendere velocemente dall'auto una biondina col caschetto che mi par di riconoscere. Si mette pimpante a correre davanti a me, ma poco dopo inizia a camminare. Ne approfitto per attaccare discorso e le chiedo subdolamente: “Già così stanca per così pochi metri?” Lei non fiata e allora rincaro la dose. Siamo ormai a due passi dal ristoro, e a un passo dalla polemica.
«Signorina, sì sto dicendo a lei, mi pare di averla sorpassata almeno due volte e lei però non mi ha mai sorpassato di nuovo». «Ma cosa sta dicendo, ma è matto? Lei faccia la sua corsa e non pensi a quella degli altri, i miei tempi sono giusti». Non riesco a trattenere un risentito rimbrotto ad alta voce: «Si vergogni, invece, e la prossima volta piuttosto stia a casa, che è molto meglio!» Il breve battibecco continua tra le facce sorprese dei volontari che interrompono il torpore che li stava giustamente avvolgendo. La biondina, questa volta, si allontana molto velocemente e non la vedrò mai più, né a correre, né tanto meno a camminare. Forse ho sbagliato a riprendere la bionda signorina, in quanto avrei dovuto riprendere almeno un’altra decina di persone che correvano o camminavano solo poco prima dei rilevamenti elettronici, e poco dopo il passaggio sul tappeto della rilevazione. Attentissimi ai tempi di passaggio, queste facce di bronzo nostrane sanno bene che devono rispettare un minimo di coerenza tra un passaggio e l'altro per non essere “smagati” da subito ad una prima lettura dei tempi di passaggio. Il tempo di riposo nell'auto di appoggio viene calcolato con precisione appunto cronometrica. Ma è mai possibile che questi furbetti, che spesso camminano soltanto, si debbano cambiare d'abito completamente tre o quattro volte anche in piena notte, quando la temperatura è così bassa da permettere una sudorazione molto limitata? E' evidente che la fermata alla macchina d'appoggio non è altro che una scusa per mischiare le carte e ripartire di slancio comodamente seduti. Dopo aver miracolosamente quasi sempre corso dalla Colla a Marradi, non è stato bello trovare ai ristori pimpanti pseudo-podisti, che ripartivano con vigore per i soliti due o tre chilometri al massimo per poi sparire nell'oscurità della notte. All'inizio, mentre li affiancavo, indirizzavo loro un cenno di saluto o qualche parola di incoraggiamento, ma quando finalmente ho realizzato la cosa ho iniziato a sorpassarli gelido e muto, non prima però di avere sibilato un ironico: «Ah, eccoli già qua.» Lo so, è un argomento trito e ritrito che non è bello sentire e che spunta qua e là ad ogni edizione, ma non sono riuscito a trattenere un indignazione che mi ha portato per la prima volta ad affrontare direttamente la questione con l'interessata (che da perfetta faccia di bronzo si è anche indignata). Gli organizzatori come sempre allargheranno le braccia dicendo: «Gli italiani, ma non tutti per fortuna, sono fatti così, noi non possiamo farci niente.» Ma siamo sicuri che non si possa proprio far niente? Per esempio si potrebbe vietare completamente le macchine d'appoggio lungo il percorso e intensificare di conseguenza i controlli. Il solo far sloggiare le auto dalle piazzole lungo il percorso metterebbe in crisi i collaudati calcoli dei finti soccorritori. Non ci sono certezze, ma qualche cosa bisognerà pur fare per ridare dignità alla gara e a tutti quei podisti che si cimentano senza trucchi, accettando dignitosamente anche la sconfitta se e quando capita.
LA COPPIA BELGA AL RISTORO
Al 70° chilometro incontro una coppia di camminatori dal passo deciso e costante. Lui smilzo e dinoccolato, lei più solida e con un enorme zaino in spalla. Dopo qualche parola si rivelano essere due fidanzatini provenienti appositamente per la gara dal Belgio di lingua fiamminga. Infatti, solo il ragazzo parla un po' di francese. Erano alla loro prima esperienza al Passatore, entusiasti fin qui dello svolgimento della competizione. Non parlando una parola d'italiano li informo tra le altre cose, del fatto che se fossero arrivati al traguardo prima delle 11 avrebbero avuto in premio oltre alla medaglia, tre bottiglie di vino Sangiovese ciascuno. Dopo aver sgranato gli occhi depositano velocemente i bicchieri e ridendo si allontanano velocemente dal ristoro non mancando di ringraziare e salutare tutti. Finalmente un po' di aria pulita.
Già che ci sono, chiedo lumi sul vincitore del Passatore. «Ma insomma ragazzi si può sapere chi ha vinto il Passatore?» Risponde prontamente l'addetto che sta tagliando la mortadella a cubetti: «Ma come, non lo sa ancora? Calcaterra, ancora Calcaterra, e sempre Calcaterra, con un tempo leggermente inferiore a quello dell'anno scorso, ma che gli ha permesso ancora una volta di mettere tutti in riga.» La paura che si concludesse proprio quest'anno la serie straordinaria di successi consecutivi del nostro Giorgio era sotto traccia. «Prima o poi capiterà, dobbiamo farcene una ragione», dice un altro addetto che ci sta versando del tè caldo, ma per adesso Giorgio è ancora il nostro faro sportivo e umano e speriamo lo possa essere ancora per lungo tempo.» Come al solito TV pubbliche e private, ignoreranno senza colpo ferire l'avvenimento incredibile delle sue dieci vittorie consecutive al Passatore. Avvenimento troppo lontano e atipico rispetto ai tristi standard sportivi televisivi. Ma forse è proprio questo che lo salva, la distanza dalle grandi vetrine televisive evidentemente porta bene. Siamo stanchi di ex-atleti di breve e incerto successo che macinano merendine ad ogni ora del giorno dagli schermi. Un altro bel sorso di aria pulita. Grazie ancora Giorgio.
FINALMENTE L'ARRIVO
Dal 78° chilometro in poi, non c'è più trippa per i gatti. I muscoli delle gambe sono così rigidi che faccio fatica anche a mantenere la camminata veloce stile fit walking, che forzatamente cerco di mantenere sui 6-7 Km/h, quando mancano ancora tantissimi e lunghissimi chilometri. Mi rendo conto che viaggiare a questa velocità significa mettere in conto almeno altre 4 ore di lenta agonia. Non si può credere quanto un chilometro di cammino sia lungo e snervante in queste condizioni se non si tiene la testa a posto. In tutto questo scomposto calcolare, ovviamente non mi passa neanche per la mente di considerare che la formula del consumo calorico è strettamente legata al peso corporeo, e che anche le articolazioni potrebbero avere qualche valido motivo per ribellarsi. No, allontano da subito l'inopportuna considerazione: la colpa è tutta del tallone maledetto, non c'è alcun dubbio, cosa vado a cercare adesso?
Fortunatamente mi capita di incontrare Gioacchino, un simpatico siciliano al suo primo Passatore, che ha più o meno il mio stesso passo e un approccio di scoramento, ma anche di reazione positiva del tutto simile alla mia. Le frasi più ricorrenti che pronunciamo ad ogni chilometro sono sempre le stesse, cioè un susseguirsi di scomposte considerazioni sulla dislocazione dei cartelli di segnalazione chilometrica del tipo: «Ma dove c.... (c sta ovviamente per cavolo) l'hanno messo il prossimo cartello dei chilometri, marciamo da un vita, non e possibile, si sono sbagliati, non può essere così' lontano, forse l'abbiamo passato, o forse non l'hanno neanche messo.» Questo mantra liberatorio ci serve per resistere sotto questo sole ormai cocente ad un rettilineo di strada che taglierebbe le gambe anche a uno struzzo. Grande sospiro di sollievo allorquando il cartello giallo con la segnalazione dei chilometri percorsi si intravede ancora confusamente all'orizzonte. Abbiamo ormai così sensibilizzato la vista al colore giallo che, ad un certo punto, Gioacchino grida festoso al cartello anche quando all'orizzonte c'è solo quello che, all'avvicinamento, si dimostra poi essere solo il messaggio pubblicitario di un circo della zona. Una volta entrati a Faenza, io faccio anche di peggio e riesco persino a scambiare da lontano il cartello dell'ultimo chilometro che sembrava non materializzarsi più con la grande borsa gialla a strisce di una ignara signora seduta sulla panchina. Lo sento, è ora d'arrivare. E al traguardo ci arriviamo insieme, la gente per strada ci incita e si complimenta festosamente con noi, il cronista scandisce i nostri nomi e finiamo in gloria entro il tempo massimo, commossi e contenti di avercela fatta. Anche tutto questo è il Passatore.
Un grazie sincero a tutti i volontari e agli organizzatori che ogni anno permettono questo straordinario miracolo.
Ciao a tutti e arrivederci alla prossima edizione...
Il pullman che da Faenza ci sta portando a Firenze sbaglia strada un paio volte e così prima di arrivare al punto stabilito possiamo ammirare Firenze da diverse angolazioni, un sightseeing imprevisto, pur con qualche apprensione circa l'ora d'arrivo. Chiacchierando con il vicino di posto, un gentile podista sui 50 anni di Oderzo, mi racconta che è stato recentemente sottoposto ad un operazione di bypass alle coronarie, ma che la cosa non lo impensierisce per niente. Vedendomi un po' dubbioso cerca di rassicurarmi dicendomi che farà le cose con molta calma e che i professori più bravi non l'avevano sconsigliato dal partecipare. «Vedi, Giovanni, sono qui proprio per riprendere in mano la mia vita e per divertirmi ancora». Commossi, ci salutiamo facendoci a vicenda un grandissimo imbocca al lupo. Ammazza che coraggio! Il tempo scorre velocemente; tra pettorale da ritirare, pranzo frugale e preparativi, vari vorrei ritagliarmi come da tradizione del tempo per vistare qualche monumento a Firenze. La scelta cade su Palazzo Strozzi e la bella mostra sui bronzi dell'Ellenismo. In poco più di un’ora riesco a completare la visita, mai avevo potuto ammirare così tanti bronzi in una sola volta. Facce di bronzo invece sì, molte, e sempre ben presenti anche al Passatore, ma di questo darò ampio conto poco più avanti.
TALLONE MALEDETTO
Già a qualche chilometro dalla partenza si insinua lo spettro del ritiro. Il tallone sinistro, silente in quanto a dolori negli ultimi quattro mesi, riprende invece a farsi sentire proprio adesso che sto iniziando la lunga corsa del Passatore. Rabbia e ancora rabbia. Decido comunque di non ritirarmi immediatamente e comincio a camminare, non senza dolore e preoccupazione. Non è possibile, mi dico, comincio a pensare che il tallone si sia fatto vivo in forma preventiva, insomma una sorta di autodifesa non appena ha realizzato che si stava materializzando una cento chilometri. Deve essere così. Comunque le provo tutte: scarpe senza talloniere ma con calze, scarpe con talloniere ma senza calze, cambio del tipo di calze: tutto inutile. Da ultimo mi spalmo della vaselina sui piedi, inforco le scarpe senza calze né altro, allento del tutto i lacci e riparto alla disperata, consapevole delle probabili fiacche che verranno. A questo punto è il tutto per tutto, tanto ormai non ho più niente da perdere. Bene, sia come sia il dolore pian piano allenta la sua morsa e (bontà sua) il tallone mi permette di iniziare una corsa lenta e prudente, ma solo dopo Vetta Tre Croci, cioè a circa 23 chilometri dalla partenza. Dal punto di vista muscolare la corsa un po' sciancata deve aver inoltre lasciato il segno, i muscoli delle gambe sembrano pezzi di legno. Speriamo bene. Alla fine di una altra piccola discesa ad un certo punto avverto il profumo pungente e invitante della carne alla griglia: infatti, nel cortile di una piccola casetta molto vicina ai lati della strada un baldo giovanotto è intento allegramente rigirare delle enormi bisteccone su una grande griglia. Gli lancio una battuta provocatoria: «Senta scusi, ma lo sa che lei è da denuncia?» «Beh, fai pure, io sono carabiniere, non so se ti conviene...» Risata generale e piccola botta al morale che di questi tempi non fa mai male.
Al Passatore si ha bisogno proprio di tutto.
SALITA AL PASSO
Qui non c'è troppo da correre, inizio la ripida salita in solitaria, pochi incontri, ma parecchie auto posteggiate nelle piazzole. L'acqua del ruscello continua il suo vorticoso e rumoroso movimento anche dopo qualche chilometro. Se da una parte mi mette in sintonia con la natura, dall'altra comincio a pensare che la salita vera e propria forse non è ancora incominciata. Di solito il ruscello sta a fondo valle, possibile che scorra per tutto il percorso alla stessa altezza della strada? Per tirarmi un po' su decido di ascoltare qualche canzone di Vasco all'MP3 che un po' mi distoglie dall'aggrovigliarsi insano di questi pensieri. Non lontano da Razzuolo incontro una signora che arranca con fatica sull'ultimo tornante prima del paese, posto a mezza costa. Mi dice che ha deciso di ritirarsi proprio lì, al punto ristoro posto a metà del paese, tra qualche metro. «Tanto non ci arriveremo mai al traguardo entro il tempo massimo, guarda l'orologio e te ne rendi conto, a questo punto tanto vale mollare subito». Io che non avevo mai fatto calcoli di questo tipo, rimango un poco sconcertato, ma la risposta non mi manca. «Ovviamente puoi fare come vuoi, ma secondo me sbagli a mollare tutto a questo punto se non ha guai un guaio fisico importante. Io cercherò di completarla, ma se anche dovessi risultare fuori tempo massimo pazienza, è il tentativo che conta.» A questo punto è lei ad essere un po' sconcertata. Non saprò mai se ha proseguito verso la cima. Mi piace pensare di averla convinta.
PASSO DELLA COLLA
Se durante le altre edizioni del Passatore arrivavo qui a serata inoltrata, mi rendo conto adesso che invece è già notte, non c'è il solito allegro frastuono che trovavo di solito. La notte è già cominciata da un pezzo, neanche gli animali selvatici si fanno più sentire. Bevo un po' di caffè al ristoro, indosso la maglia a maniche lunghe e riparto in discesa. Mi aspetto che anche questa volta il miracolo di ripartire in corsa si avveri. E non mi sbaglio. Nonostante gli acciacchi e la fatica, la discesa mi sta trascinando dolcemente a valle e per molti chilometri sempre in fase di sorpasso. Luna e stelle rischiarano la strada meglio della torcia che pende sulla fronte. Solo per questo varrebbe la pena di non mollare al Passo a metà gara.
FACCE DI BRONZO
Verso Marradi, a lato della strada vedo scendere velocemente dall'auto una biondina col caschetto che mi par di riconoscere. Si mette pimpante a correre davanti a me, ma poco dopo inizia a camminare. Ne approfitto per attaccare discorso e le chiedo subdolamente: “Già così stanca per così pochi metri?” Lei non fiata e allora rincaro la dose. Siamo ormai a due passi dal ristoro, e a un passo dalla polemica.
«Signorina, sì sto dicendo a lei, mi pare di averla sorpassata almeno due volte e lei però non mi ha mai sorpassato di nuovo». «Ma cosa sta dicendo, ma è matto? Lei faccia la sua corsa e non pensi a quella degli altri, i miei tempi sono giusti». Non riesco a trattenere un risentito rimbrotto ad alta voce: «Si vergogni, invece, e la prossima volta piuttosto stia a casa, che è molto meglio!» Il breve battibecco continua tra le facce sorprese dei volontari che interrompono il torpore che li stava giustamente avvolgendo. La biondina, questa volta, si allontana molto velocemente e non la vedrò mai più, né a correre, né tanto meno a camminare. Forse ho sbagliato a riprendere la bionda signorina, in quanto avrei dovuto riprendere almeno un’altra decina di persone che correvano o camminavano solo poco prima dei rilevamenti elettronici, e poco dopo il passaggio sul tappeto della rilevazione. Attentissimi ai tempi di passaggio, queste facce di bronzo nostrane sanno bene che devono rispettare un minimo di coerenza tra un passaggio e l'altro per non essere “smagati” da subito ad una prima lettura dei tempi di passaggio. Il tempo di riposo nell'auto di appoggio viene calcolato con precisione appunto cronometrica. Ma è mai possibile che questi furbetti, che spesso camminano soltanto, si debbano cambiare d'abito completamente tre o quattro volte anche in piena notte, quando la temperatura è così bassa da permettere una sudorazione molto limitata? E' evidente che la fermata alla macchina d'appoggio non è altro che una scusa per mischiare le carte e ripartire di slancio comodamente seduti. Dopo aver miracolosamente quasi sempre corso dalla Colla a Marradi, non è stato bello trovare ai ristori pimpanti pseudo-podisti, che ripartivano con vigore per i soliti due o tre chilometri al massimo per poi sparire nell'oscurità della notte. All'inizio, mentre li affiancavo, indirizzavo loro un cenno di saluto o qualche parola di incoraggiamento, ma quando finalmente ho realizzato la cosa ho iniziato a sorpassarli gelido e muto, non prima però di avere sibilato un ironico: «Ah, eccoli già qua.» Lo so, è un argomento trito e ritrito che non è bello sentire e che spunta qua e là ad ogni edizione, ma non sono riuscito a trattenere un indignazione che mi ha portato per la prima volta ad affrontare direttamente la questione con l'interessata (che da perfetta faccia di bronzo si è anche indignata). Gli organizzatori come sempre allargheranno le braccia dicendo: «Gli italiani, ma non tutti per fortuna, sono fatti così, noi non possiamo farci niente.» Ma siamo sicuri che non si possa proprio far niente? Per esempio si potrebbe vietare completamente le macchine d'appoggio lungo il percorso e intensificare di conseguenza i controlli. Il solo far sloggiare le auto dalle piazzole lungo il percorso metterebbe in crisi i collaudati calcoli dei finti soccorritori. Non ci sono certezze, ma qualche cosa bisognerà pur fare per ridare dignità alla gara e a tutti quei podisti che si cimentano senza trucchi, accettando dignitosamente anche la sconfitta se e quando capita.
LA COPPIA BELGA AL RISTORO
Al 70° chilometro incontro una coppia di camminatori dal passo deciso e costante. Lui smilzo e dinoccolato, lei più solida e con un enorme zaino in spalla. Dopo qualche parola si rivelano essere due fidanzatini provenienti appositamente per la gara dal Belgio di lingua fiamminga. Infatti, solo il ragazzo parla un po' di francese. Erano alla loro prima esperienza al Passatore, entusiasti fin qui dello svolgimento della competizione. Non parlando una parola d'italiano li informo tra le altre cose, del fatto che se fossero arrivati al traguardo prima delle 11 avrebbero avuto in premio oltre alla medaglia, tre bottiglie di vino Sangiovese ciascuno. Dopo aver sgranato gli occhi depositano velocemente i bicchieri e ridendo si allontanano velocemente dal ristoro non mancando di ringraziare e salutare tutti. Finalmente un po' di aria pulita.
Già che ci sono, chiedo lumi sul vincitore del Passatore. «Ma insomma ragazzi si può sapere chi ha vinto il Passatore?» Risponde prontamente l'addetto che sta tagliando la mortadella a cubetti: «Ma come, non lo sa ancora? Calcaterra, ancora Calcaterra, e sempre Calcaterra, con un tempo leggermente inferiore a quello dell'anno scorso, ma che gli ha permesso ancora una volta di mettere tutti in riga.» La paura che si concludesse proprio quest'anno la serie straordinaria di successi consecutivi del nostro Giorgio era sotto traccia. «Prima o poi capiterà, dobbiamo farcene una ragione», dice un altro addetto che ci sta versando del tè caldo, ma per adesso Giorgio è ancora il nostro faro sportivo e umano e speriamo lo possa essere ancora per lungo tempo.» Come al solito TV pubbliche e private, ignoreranno senza colpo ferire l'avvenimento incredibile delle sue dieci vittorie consecutive al Passatore. Avvenimento troppo lontano e atipico rispetto ai tristi standard sportivi televisivi. Ma forse è proprio questo che lo salva, la distanza dalle grandi vetrine televisive evidentemente porta bene. Siamo stanchi di ex-atleti di breve e incerto successo che macinano merendine ad ogni ora del giorno dagli schermi. Un altro bel sorso di aria pulita. Grazie ancora Giorgio.
FINALMENTE L'ARRIVO
Dal 78° chilometro in poi, non c'è più trippa per i gatti. I muscoli delle gambe sono così rigidi che faccio fatica anche a mantenere la camminata veloce stile fit walking, che forzatamente cerco di mantenere sui 6-7 Km/h, quando mancano ancora tantissimi e lunghissimi chilometri. Mi rendo conto che viaggiare a questa velocità significa mettere in conto almeno altre 4 ore di lenta agonia. Non si può credere quanto un chilometro di cammino sia lungo e snervante in queste condizioni se non si tiene la testa a posto. In tutto questo scomposto calcolare, ovviamente non mi passa neanche per la mente di considerare che la formula del consumo calorico è strettamente legata al peso corporeo, e che anche le articolazioni potrebbero avere qualche valido motivo per ribellarsi. No, allontano da subito l'inopportuna considerazione: la colpa è tutta del tallone maledetto, non c'è alcun dubbio, cosa vado a cercare adesso?
Fortunatamente mi capita di incontrare Gioacchino, un simpatico siciliano al suo primo Passatore, che ha più o meno il mio stesso passo e un approccio di scoramento, ma anche di reazione positiva del tutto simile alla mia. Le frasi più ricorrenti che pronunciamo ad ogni chilometro sono sempre le stesse, cioè un susseguirsi di scomposte considerazioni sulla dislocazione dei cartelli di segnalazione chilometrica del tipo: «Ma dove c.... (c sta ovviamente per cavolo) l'hanno messo il prossimo cartello dei chilometri, marciamo da un vita, non e possibile, si sono sbagliati, non può essere così' lontano, forse l'abbiamo passato, o forse non l'hanno neanche messo.» Questo mantra liberatorio ci serve per resistere sotto questo sole ormai cocente ad un rettilineo di strada che taglierebbe le gambe anche a uno struzzo. Grande sospiro di sollievo allorquando il cartello giallo con la segnalazione dei chilometri percorsi si intravede ancora confusamente all'orizzonte. Abbiamo ormai così sensibilizzato la vista al colore giallo che, ad un certo punto, Gioacchino grida festoso al cartello anche quando all'orizzonte c'è solo quello che, all'avvicinamento, si dimostra poi essere solo il messaggio pubblicitario di un circo della zona. Una volta entrati a Faenza, io faccio anche di peggio e riesco persino a scambiare da lontano il cartello dell'ultimo chilometro che sembrava non materializzarsi più con la grande borsa gialla a strisce di una ignara signora seduta sulla panchina. Lo sento, è ora d'arrivare. E al traguardo ci arriviamo insieme, la gente per strada ci incita e si complimenta festosamente con noi, il cronista scandisce i nostri nomi e finiamo in gloria entro il tempo massimo, commossi e contenti di avercela fatta. Anche tutto questo è il Passatore.
Un grazie sincero a tutti i volontari e agli organizzatori che ogni anno permettono questo straordinario miracolo.
Ciao a tutti e arrivederci alla prossima edizione...