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Podisti.Net Emilia Romagna

CorriEmilia 2018: 4 Province riunite per 11 appuntamenti di livello

26 Dicembre, 2017 Comunicato stampa
Nato da un’idea di Giacomo Carpenito ed Alberto Cattini, che hanno trovato subito l’entusiastica adesioni di molti Amici Organizzatori, il CorriEmilia si presenta con la sua prima edizione, dopo un 2017 di prova ma che ha visto riconoscere la validità del…
sandonnino2017

San Donnino (MO) - 5^ San Donnino Ten 41° Campaz Mudnes

18 Dicembre, 2017 Stefano Morselli Fabio Marri - Redazione Podisti.Net
SERVIZIO FOTOGRAFICO - CLASSIFICA GENERALE - Successo partecipativo per la "San Donnino Ten" con ben 305 atleti classificati nella competitiva, e vittorie per Mohamed Moro e Francesca Cocchi che bissa il successo 2016.La manifestazione, che nel suo complesso…

Castel Maggiore (BO) – 17^ Mezza maratona del Progresso

17 Dicembre, 2017 Ufficio stampa Evento
Abdelhamid Ez Zahidy, diciannovenne dell’Atletica Blizzard, allenato da Antonio Donato, è il vincitore della 17^ edizione della “Mezza maratona del Progresso”, gara di corsa su strada di 21 chilometri e 97 metri. Atleta di origini marocchine, studente…
Bologna City Night Trail Foto Marri Spina

Bologna - 1° Bologna City Night Trail

04 Dicembre, 2017 Fabio Marri - Direttore Podisti:Net
Comincio dalla fine, e da una delle cose che mi sono piaciute di più: le docce, ampie e caldissime (nei trail, e anche in certe corse più ‘togate’, non capita sempre). È stata però l’unica cosa totalmente positiva del finale di questa gara: su tutto il resto…
sandonnino2016 morselli

San Donnino (MO): il 17 dicembre la Christmas Run

03 Dicembre, 2017 Stefano Morselli
Gallery fotografica 2016 - Siamo alla presentazione della Christmas Run Modenese (quella originale) in programma domenica 17 dicembre a S. Donnino, ultima frazione a Sud di Modena a 1500 metri dall’uscita del casello di Modena Sud. Quest’anno, come ormai da…
arceto2017

Arceto (Re) - XXXI^ Caurse di Fasue

03 Dicembre, 2017 Stefano Morselli - Redazione Podisti.Net
SERVIZIO FOTOGRAFICO - Si è corsa questa mattina ad Arceto in provincia di Reggio Emilia la XXI^ edizione della Caurse di Fasue, evento podistica non competitivo sulle distanze di 5 e 11 km per gli adulti, e competitivo per le categorie giovanili.Buona…

fabio marri reggio emilia2015Reggio da record con merito

Scusate la poca fantasia, ma ho copiato il titolo dal pezzo che scrissi per Podisti.net il 15-12-2002. Sono passati 13 anni e 13 edizioni (per me, “solo” 10 in tutto), ma credo che ogni anno che si torna a Reggio non si possa che confermare le impressioni positive; e i record fioccano.

Scrivevo dunque:

Sembrava che anche Reggio fosse destinata a quel lieve declino di partecipazione da cui sono afflitte tutte le maratone italiane: dopo il record di 1318 arrivati nel 1998, ogni anno venivano a mancare quei 30-40, fino ai 1171 del gelido dicembre 2001. Invece quest’anno, nella domenica piu’ grigia delle sette finora vissute, abbiamo finito in ben 1344: e questo dato assume tanto piu’ valore quando si pensa che non e’ gonfiato da tempi massimi spropositati tali da consentire la presenza anche ai camminatori: in 988 abbiamo chiuso sotto le 4 ore (tempi lordi), e mi piace rilevare che l’ultimo a finire dentro questo tempo da elite e’ stato il mio amico Giulio Negri da Cavriago; in 1320, cioe’ praticamente tutti, sotto le 5 ore. 

Dunque, Reggio e’ una gara per la gente comune (anzi, guardando il pacco gara gonfio di pasta, salami e altri cose simili, direi una gara per mangiatori padani), ma  a Reggio ci si va solo se preparati e motivati, mica per fare una passeggiata. Allora, cosa attira in Reggio, ormai da collocare stabilmente tra le grandi maratone d’Italia sebbene la Rai non sappia nemmeno dov’e’?

Diciamo, tutto: dal prezzo d’iscrizione onesto, all’efficienza e simpatia della famiglia Davoli in segreteria, alla possibilita’ di ritirare i pettorali la domenica, alla chiusura del traffico quasi ermetica (solo attorno al 21, e fra il 30 e il 37 abbiamo avuto qualche intruso), ai ristori fornitissimi fin dal primo, al percorso studiato apposta per aiutare noi amatori (perfino il sottoscritto riesce a correre la seconda parte quasi nello stesso tempo della prima!) alle docce “troppo” calde a qualunque ora, al pranzo finale a prezzi da mensa Eca.

A confermare questi elogi (e chi mi conosce, sa che sono piuttosto risparmioso in materia) sta il record di 3010 classificati (circa: sono in giro classifiche con numeri un po’ diversi), anche se il tmax è stato innalzato a 6 ore, e gli ultimi sono stati aspettati anche molto dopo. Il traffico quest’anno era chiusissimo, la famiglia Davoli (e la famiglia Manelli) sono sempre in prima fila, anche se Davoli figlio è leggermente sovrappeso…

E la partecipazione offre un giusto mix tra i campioni, i bravi corridori e gli onesti pedatori che si allenano quando possono ma non mancano gli appuntamenti come questo (vedendo le centinaia di modenesi presenti, mi sono chiesto chi corresse a Modena questa mattina, e ho immaginato il fastidio di Ronk). Non vedo nelle prime posizioni keniani o tanzaniani o simili mercenari, lepri o impegnati nel gioco a squadre (che, anziche’ attirare l’interesse, generano solo l’indifferenza del pubblico che dovrebbe assistere); vedo bravi italiani, gli Zenucchi, i Calcaterra, gente come noi insomma, e stranieri che non vengono da un altro pianeta o sono scaricati sulla linea di partenza da furgoni blindati.

Per i nostalgici, ho trovato anche il resoconto del 12 dicembre 2004, forse l’apoteosi per quanto mi riguarda.

Non ci credevo, e devo aprire elogiando la preveggenza di due persone che mi sono care per motivi diversi: Paolo Manelli e Stefano Morselli. Quando ci incontrammo, qualche mese fa (esattamente a Fellegara, frazioncina di Scandiano, in occasione di una corsetta locale), per pianificare una collaborazione per questa nona edizione della Maratona reggiana, manifestai il mio scetticismo su due punti: l'aumento dei partecipanti (visto il - sia pure leggero - calo degli ultimi anni, e il più generale calo di altre maratone vicine, da Carpi a Ferrara per non dire della sciagurata Bologna) e la possibilità che potesse aver successo un convegno allestito al sabato, in una Reggio dove i podisti vengono più spesso solo la domenica mattina, vista la possibilità di ritiro pettorali concessa (serie A più!). Ho avuto torto, e sono felice che le scelte decisive siano state fatte dalle due persone sopracitate. E sono felice che una maratona come Reggio, partita in punta di piedi e con l'educazione di scegliersi una data difficile pur di non intralciare le altre già in calendario; a sua volta 'coperta' in qualche caso da maratone addirittura consorelle che si piazzavano lo stesso giorno; che non ha mai foraggiato né Monetti né Bragagna né i team bresciani o senesi o altri allevamenti di africani per avere il tempone da urlare in TV e da annunciare in quattro righe sulla rosea; che fino a ieri non aveva nemmeno un ufficio stampa, e il cui sito internet è spartano per non dire povero e casalingo; che non ci rompe i timpani alla partenza con gli elicotteri che volteggiano e con le sorelle Lecciso di turno a dire puttanate in diretta…; insomma, che una gara modesta e onesta come Reggio, dove chi vince, con 2.16, porta a casa 2000 euro… sia adesso nell'elite della serie A italiana.

OK?

A Reggio ho visto non piu' di 5 o 6 organizzatori di altre maratone italiane (e tra questi, saluto Herr Monsorno anche per le bottiglie di vino sudtirolese che abbiamo bevuto alla sua salute, noi Amici alla mensa), e dico invece che la Fidal dovrebbe organizzare stages obbligatori a Reggio per chiunque vuole organizzare una maratona . E chi non viene, ritirargli il patentino di organizzatore: che non si ottiene pagando riviste sempre meno credibili, perché nascondano le magagne della gara pagante: ma si conquista anno dopo anno, coi servizi per il maratoneta comune, non con gli ingaggi a quello che comincia per Kip; coinvolgendo l'associazionismo locale, non calando dall'alto una maratona, magari organizzata da gente di altra città ma con maniglie politiche.

La gente che mi dava le spugne calde (esclusiva, o comunque invenzione di Reggio), la gente che tratteneva il traffico (vabbe', 10 auto sono scappate, ma solo dieci), la gente che presiedeva i ricchi e ordinatissimi ristori, e quella che spostava le panche o sistemava l'illuminazione o (compito più ingrato di tutti) doveva restituire le borse a colleghi poco pazienti e comprensivi, era la gente che ogni settimana vedo correre, ma oggi non corre perché tutta la provincia reggiana è corresponsabile nel costruire la maratona, e oggi non può divagarsi: che, magari, lasciano a due o tre membri della società il 'permesso' di gareggiare alla maratona, ma per il resto si mettono al servizio. Erano i Mainini, i Fraracci, i Giaroli, i Davoli (che bella donna che si è fatta la Francesca!). Gente che corre, che sa cosa ci serve, che - se proprio vogliamo - lusinga il podista sbafatore con un pacco gara… ad alto tasso nutrizionale, e ai ristori mette anche i cioccolatini.

OK?

Dal 2015 aggiungo che ai ristori fra il 25 e il 35 ho mangiato erbazzone, ciccioli secchi, salame, polenta fritta e due bicchierini di vino rosso fermo, delizioso. Alla faccia di chi mi ha poi dato cento metri nello sprint finale.

 Qualcuno mi diceva (non so chi: ne ho sentite tante!) che bisognerebbe abolire la metà delle maratone italiane, o meglio, metterle tutte insieme per farne una sola, ma decente e frequentata da migliaia di podisti. Ovviamente è impossibile, e tanto per chiarire, io sono favorevole a maratone come Carpi (anzi, uno dei vertici in Italia), Vigarano (sebbene le ultime politiche dei prezzi scontati mi sembrino francamente patetiche), Salsomaggiore, Russi ecc. (ho citato a bella posta maratone che non sono nostre inserzioniste): ma mi sembra che in questo 2004 si siano toccati livelli di abiezione organizzativa di fronte ai quali il podista medio aspetta con ansia il dicembre di Reggio.

Antifona lunga, che però rende più breve il resto, condensabile in un voto dall'otto al nove che non è dieci (il voto di Interlaken o Amburgo o Berlino o tanta altra Europa, compresa quella che i più meschini dei toscanucci detestano perché troppo alta per loro), ma per l'Italia è decisamente sopra la media.

D'accordo, Reggio non è una città monumentale, e l'ex sindachessa con gli occhietti da cinesina, d'accordo coi commercianti ottusi, un paio d'anni fa scacciò la maratona dal centro: di necessità virtù, perché l'attuale sistemazione presso lo stadio è di una comodità mostruosa, compresi i parcheggi gratuiti (solo, mi sembra molto stretto il viale di partenza). Il percorso è prevalentemente di campagna e collina, bello panoramico (Cusna innevato in grande evidenza), oggi più duro che mai da quando è stata introdotta la deviazione nel parco del Crostolo. Arrivando al punto più alto, Montecavolo, un accorto incanalamento del traffico ha posto fine alle tradizionali risse tra atleti e le auto strombazzanti. 

Ovviamente la sindachessa-cinesina non c’è più, e il suo successore siede addirittura al governo. In centro ci siamo tornati, non nei luoghi bellissimi dei primi anni ma nemmeno al Mirabello, pratico però squallido. Il Cusna proprio non si è visto, grazie alla nebbiolina che la sera prima aveva bloccato la partita di serie A.

Non c'è molta gente ai bordi (ma ce n'è!), e il punto di maggior tifo resta quello del Chiviol, quest'anno a dire il vero un po' troppo morandizzato, rispolverando perfino canzoni anche più orribili dell'attuale "Chi si ama veramente" (ho risentito, dopo decenni, "Ma quando si fa sera… noi due e il moooore", che speravo di aver dimenticato). Lo spettacolo, comunque, siamo noi podisti: e perfino Manelli scende in strada, ai margini come uno qualunque, a salutarci uno per uno: non si sogna nemmeno di salire su un'ammiraglia a tagliare l'aria al Kip di turno.

OK? Morandi ha smesso con le maratone, per fortuna, e non c’è più bisogno di lisciarlo. Quest’anno ho sentito invece “Vedremo soltanto una sfera di fuoco” al km 35; ma alla partenza, la santa fanfara dei bersaglieri, più allegra di tante musiche stile Moroder o Papatanassiou che di solito infestano le maratone sborone.

Un altro punto nel quale sono lieto di esser stato troppo pessimista è la "tenuta" degli spogliatoi e delle docce: ci siamo seduti tutti, e l'acqua era caldina (non bollente, ma caldina) almeno fin dopo le 4 ore, quando siamo arrivati noi, i vari Gregorio Zucchinali e Ubaldo Firenze, e Rita Zanaboni e Francesco Rinaldi: tutti col nostro asciugamano ricevuto all'arrivo, una novità comoda molto più del telo di alluminio, e pratica (in molti ci siamo asciugati con questo).

Confermo, sia l’asciugamano, sia lo spazio, sia le docce a temperatura ‘giusta’, a parte i pulsanti a rilascio che dopo 5 secondi interrompevano il lor asfittico getto e bisognava pigiare di nuovo.

Andiamo al 2005, che fu in un certo senso il mio addio a Podisti.net: e come titolo scelsi una canzone dei Rolling Stones che mi piaceva assai. Per il resto, scusate qualche ripetizione: si ripete anche Brighenti…

Reggio, streets of love

I fatti dicono che la piu’ casalinga e amatoriale delle maratone italiane, la maratona nata in punta di piedi nel 1996 come naturale sviluppo di un movimento podistico che non ha uguali in Italia, e sistematasi in una data scomoda, in un mese fino a quel momento ‘proibito’, solo perche’ era una data libera, ogni anno registra aumenti partecipativi che l’hanno ormai collocata tra le primissime in Italia (le prime classifiche danno 1825 arrivati, ma noto delle omissioni quindi potrebbero crescere ancora). E sentendo i commenti generalmente soddisfatti dei partecipanti di oggi, bisogna credere che aumenteranno nel 2006, rendendo necessaria, dalla parte degli organizzatori, una risistemazione della logistica generale. Come diceva patron Manelli durante la nostra conferenza premaratona, gli spogliatoi (pur molto ampi) cominciano a diventare un po’ affollati, specialmente prima della partenza, quando tutti e 2100 abbiamo bisogno di fare le stesse cose. Dopo l’arrivo invece, il nostro scaglionamento consente invece a tutti i reduci uno spazietto sulla panca, un attaccapanni per gli indumenti, una doccia a temperatura accettabile (non caldissima, a dire il vero, ne’ molto fluente per chi arrivava a filo delle 4 ore, ma bastante per mettere la testa sotto e completare lo shampoo: non succede ovunque).

Altri piccolissimi nei che si erano manifestati negli anni scorsi (ad esempio, una certa lentezza nella restituzione delle borse) sono stati eliminati.

Bè, se posso criticare un pelino: certo, non c’era lentezza alla riconsegna borse, perché le avevamo lasciate incustodite sui gradoni del palasport, fidandoci nell’onestà degli altri. Alla mia uscita dopo la doccia ho visto entrare dei vigili in divisa, e certo non controllavano i divieti di sosta.

Ancora dal 2005:

la chiusura al traffico e’ divenuta gradualmente piu’ ferrea: solo all’uscita da Villa Levi, verso il km 9, una stupida macchina infilatasi in controsenso, con l’aggiunta di una bicicletta, hanno tentato di intralciarci, ed e’ risuonata la voce dello speaker di Chiviol che invitava: “se vedete una bici, abbattetela!”. Poi, ormai al km 41, una fila di automobilisti bloccata a un incrocio ha pensato bene di imitare i colleghi milanesi mettendosi a strombazzare: la cosa piu’ inutile e stupida che un automobilista possa fare, ed il cui solo risultato sicuro e’ beccarsi qualche dito medio proteso dalla mano chiusa a pugno. (Scemi e sceme! La sosta in colonna e’ l’occasione giusta per fare una telefonata alla vostra troiona -one, fatelo adesso anziche’  nelle rotonde o nelle svolte a sinistra!). 

Da notare che c’era anche lo sciopero dei vigili, ben rimpiazzati peraltro dagli oltre 400 volontari, ormai collaudatissimi: e la spiegazione si ha anche nel fatto che questa non e’ la maratona del pur bravissimo Manelli o dell’altrettanto bravo Fraracci, non e’ di un capitano d’industria che magari non ha mai corso, ma e’ di tutto l‘associazionismo sportivo reggiano, che per una settimana ha rinunciato a correre (salvo pochissimi) per dare una mano. A Reggio oggi non si corre (e torno a fare il confronto con la Modena di alcuni anni fa, quando alla maratona di Carpi il Coordinamento contrapponeva una maratonina a Ravarino). Ecco allora Brunetta Partisotti e gli altri cavriaghesi gestire il ristoro del km 25, Nerino Carri a dare spugne, Ferroni a gestire un incrocio, papa’ e mamma Davoli un altro, Guido Menozzi (che questa maratona potrebbe quasi vincerla) controllare la partenza e l’arrivo. 

E Brunetta era sempre là al 25, e come sempre mi ha dato due fette di erbazzone. Una mi è caduta a terra, ma per non vanificare l’omaggio l’ho raccolta, e come si faceva da bambini ci ho soffiato sopra e ho mangiato pure quella. Nerino invece era a fare riprese video, come Morselli e chissà quanti altri.

Il percorso fa il resto (senza insistere sugli altri dettagli di eccellenza organizzativa che abbiamo sottolineato negli anni: ristori, spugne calde-fresche-asciutte, pacco gara, pranzo in mensa fin troppo abbondante).

Posso dire che i tortelloni della mensa (diversa da quella di allora) non mi sono piaciuti? E che trovo un po’ esagerato pagare 2,20 una bottiglietta da 200 cl di vino bianco reggiano? Ma confermo il séguito:

Davvero streets of love, aiutate dal bel tempo che qui e’ una costante, con lo spettacolo delle file di podisti (ormai, a Reggio siamo in tanti che al nostro fianco c’e’ sempre qualcuno) che salgono regolarmente verso Montecavolo o ci ritornano dopo la discesa di Ghiardello – Rubbianino (quella in mezzo al boschetto che Manelli non ricordava!), con gli Appennini innevati sullo sfondo, le torri canossiane sui cocuzzoli. 

Percorso che innamora, ulteriormente migliorato dal paio di km dentro il parco del Crostolo (che questa volta mi e’ sembrato meno erto delle precedenti impressioni, e in cui ho notato la sbandieratrice piu’ carina di tutti i 42 km, una sosia di Licia Colo’), e che non rinuncia al passaggio per il centro citta’ tra due ali di folla autenticamente e civilmente festante. A Reggio noi maratoneti ormai ci conosciamo tutti perche’ siamo gli stessi che torniamo ogni anno e portiamo gli amici di corsa a gustare questa autentica gioia.

S’impone il discorso (in attesa di riprendere una carrellata sui partecipanti e sul nostro Challenge) sul pettorale n. 1, nientemeno che il candidato premier professor Prodi. 

Questa parte, permettetemi di censurarla… Invece, ancora una pagina dalla rassegna di tanti podisti amici, che in gran parte ho rivisto in gara o ai bordi della strada (da Luca Salardini ad Andrea Fanfoni), perché solo un destino cinico e baro potrà separare i podisti amatori dalla loro corsa più amata.

La Reggia e’ uguale per tutti

… nel senso che la maratona reggiana e’ (come da unanimi commenti) quella in cui tutti ritornano volentieri perche’ tutti si sono trovati al meglio. Tutti esclusi i keniani, tanzaniani e simile mercanzia, il che rende l’appuntamento nella citta’ di Ariosto ancor piu’ gradevole, nel senso che da’ a noi amatori la convinzione che non siamo i tollerati comprimari di una gara nella quale la tv riprendera’ solo atleti di pelle scura, e su cui i giornali imbastiranno le solite noiosissime cronache da cui sta prendendo le distanze anche “Correre” (ce n’e’ voluta, eh, per assimilare il verbo di Podisti.Net?). No, Reggio e’ nostra: ma, con buona pace di Vigarano o Parma o altre eventuali 42 ufficialmente riservate agli amatori, Reggio e’ anche numericamente una grande maratona.

E poi, keniani e tanzaniani ci fanno un baffo: noi abbiamo Baldini e Gigliotti, si faccia avanti chi ha vinto di piu’! E se, nell’ultimo anno, molte erano state le occasioni per incontrare Stefano Baldini (adesso pero’ dice il Giglio che e’ ora di presenziare meno e faticare di piu’!), tanto che la sua presenza al nostro convegno del sabato ci e’ sembrata quasi normale (normale per noi che seguiamo Baldini da sempre con affetto, gli altri se la sfanghino un po’), la risposta positiva al nostro invito da parte di Luciano Gigliotti, al venerdi’ prima, ci ha riempito di entusiasmo e dato la convinzione che, se Reggio e’ la numero 1 delle maratone (nel senso detto sopra, ovviamente), anche Podisti.Net e il nostro convegno pre-gara stavano diventando il numero 1 in Italia. 

E non e’ stata una presenza formale: l’intervento tecnico sulla relazione di Piero Colangelo (il n. 1 dei consiglieri via web) e’ stato di grande spessore, come il duetto con Giancarlo Chittolini sulla base di ricordi antichi, di raduni della Nazionale e primordi della maratona, dei nostri antichi campioni un po’ birichini…

La gente si assiepava anche in piedi, e non ha mollato la platea prima che Stanzial non documentasse l’importanza dell’appoggio, e prima che Baldini (gia’ prodigo di spunti nell’ora e mezza precedente) non arrivasse al suo turno ufficiale di parola. (E svelo un piccolo retroscena: a un certo punto - documentato anche dalle foto della serata - l’altro grande Stefano, Morselli, mi si e’ avvicinato dicendo che si stava facendo tardi e non era giusto far aspettare tanto Baldini, e dunque conveniva anticipare il suo intervento. Ho chiesto al terzo grande Stefano, Stanzial, se accettava di scivolare in fondo, e avutone il consenso sono andato da Stefano I a comunicargli il cambiamento. No, niente da fare; Baldini si mette disciplinatamente in coda e aspetta che gli altri abbiano finito). 

E gia’ che ci sono preciso che nessuno dei relatori ha chiesto ne’ ricevuto un euro di rimborso, nemmeno una bottiglia di lambrusco ne’ una maglietta griffata; e per concludere dico pure che alla nostra cena ‘sociale’, svoltasi dopo il convegno, i Vip che sono venuti (da Pizzolato a Barbolini al sehr Geehrter Herr Monsorno, che anzi ci ha omaggiato di una sua maglietta e medaglia) hanno pagato la loro quota di 20 euro senza sconti.

C’e’ poi tutto lo staff dei 400 volontari che tengono in piedi la corsa: dai boss come Manelli, Mainini, Fraracci & Orietta Guidi, tutti maratoneti attivi, ma che al sabato spostavano sedie, controllavano cavi elettrici ecc., agli altri che per un giorno hanno accettato di non correre per far correre noi (cosi’ Ferroni, il Parrucchiere delle dive, ha perso l’occasione per battermi – s’l’era po’ boun). Abbiamo sentito un po’ la nostalgia della Segretaria di sempre, Francesca Davoli (tra poco, dicono, non si potra’ piu’ chiamarla Signorina), specialmente quando mi sono sentito richiedere il documento d’identita’ per ritirare il pettorale di mia moglie..; ma al posto della Francesca c’era una batteria industriale di addetti, compresa naturalmente la famiglia, che hanno trasformato il sorridente artigianato della storica segretaria in una catena di montaggio tale da resistere all’assalto dei 2000 richiedenti. 

E idealmente salutiamo un altro membro eccellente della nostra famiglia, la bella redattrice Maria La Porta, che domenica festeggia i suoi 30 anni, ma (per solidarieta’ col Fanfun?), non se l’e’ sentita di correre: eppure, se venivi e correvi col prof di Scienze Politiche Prodi, magari ti offriva un collegio sicuro… E, tra gli altri assenti piu’ cari, salutiamo il “Vecchio” Canali (felicemente comparso pero’ il sabato), con Max Cortella, mona d’un mona, ostregassa de na beverassa, veronese tuto mato: te spetemo, te volemo veder a l’ultemo duelo con quel’altra mona de Zava! Lasciamo pur stare Prodi e Govi nelle prime file coi top runners (tra cui, meritatamente, mamma Antonella Benatti, il veterano novese Gianni Battaglia, lo scandianese Acito in Cavallo, e il nostro Sindaco preferito Gozzoli, a capo di un drappello spilambertese dove anche il suo Assessore Borghi fara’ un tempone di 3.27). Stranamente Massimo Faleo rinuncia al suo consueto primo km sotto le telecamere e si assoggetta volentieri al minuto e 45” di attesa dopo lo sparo (come Massimo Calzolari da Formigine con cui, nel lontano ‘91, perforammo il primo 3.30 della nostra storia); per meta’ gara vedro’ l’intraprendente foggiano al mio fianco e, premesso che lui il treno lo paga, sempre disposto a sventagliare inviti gratuiti alla sua maratona, un po’ govesca (aleggia il sospetto del circuito di 2 km) e un po’ vigaraniana (nel senso che si fa fatica a trovare una scusa per pagare), programmata per il 29 gennaio.

Prima, tra un rombar di motori, era arrivato il meccanico di Govi, Andrea Perisi, che lascia dietro di pochi secondi Massimo (non Maurizio) Vandelli, e di 400 metri scarsi il giudice Claudio Iotti. Parecchi modenesi consumano qui la gara dell’anno, da Paolino Malavasi (3.19) a Rambo Benassi (3.21), da Aligi Vandelli (3.24) all’assessore Borghi al carpigiano Medici; ma anche la reggiana Silvana Pellicciari e’ a livelli ormai grandiosi (3.27), e trascina dietro se’ il glorioso coniuge Zen detto Elio (3.30), che pero’ deve accettare sportivamente la supremazia del rientrante Luca Salardini. 

Qualcuno non c’è più, e a lui va il commosso ricordo, con una promessa: “in breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –  giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò”, per dirla con Carducci. Ho invece salutato Luca (chiamandolo “Luna-papà”) verso il km 40.

A capitanare quelli delle 3.30 sta Angelo Mastrolia, sfortunato con le donne e con gli organizzatori di Prato, ma fortunato coi fotografi di “Marathon”, e soprattutto, qui, puntuale; nei suoi paraggi altri volti noti, come Fausto Dellapiana e Lorella Fumagalli, e piu’ indietro –ma non troppo – Luigi Buldrini, Roberto Annoscia (a dimostrare che i podnettiani “scrittori” sono in primis corridori), Annibale Montanari (altro bell’esempio di atleta e organizzatore). 

E finalmente arriviamo anche noi, quelli che al km 6 abbiamo scambiato due chiacchiere col collega Prodi costatandone la piena lucidita’ mentale anche sull’erta di Chiviol; che poi abbiamo raggiunto il trio degli eroi cosiddetti disabili, Andrea Mazzucchi,  e coi loro busti alti il Vice Assessore Cuoghi e Gaetano Amadio.

 Poi arrivano gli alpinisti carpigiani, Luca Sacchi, e a pochi metri dal sottoscritto Giannino Benigno e Carla Barbanti: pensare che 4 mesi fa eravamo in cima al monte Bianco, nella tormenta di neve, con gli occhi acciecati dai ghiaccioli… Be’, era bello anche la’, e lasciamo decidere alla quarta di noi, Daniela Gianaroli, se sia piu’ bella una maratona o un quattromila. 

Libero Zerbinati, nel timore delle rampogne del Capo Gentilini, chiude in 3.49, un paio di minuti dietro me, ma si rifara’ nel pomeriggio, quando il suo Quarantoli battera’ 3-1 la squadra di mio figlio. 

Quest’anno si è rifatto anche in gara, rifilandomi al traguardo 11 secondi; se però guardiamo il tempo pulito, gli sto davanti io di un minuto esatto, essendo io partito all’altezza del mio teorico box, da dove lui è abusivamente evaso (ma perché solo in Germania e in Svizzera è il tempo pulito a fare le classifiche?). Ma questa fuga in avanti di nonno Libero è niente rispetto a tal Giorgio Vecchi del Cittanova, che risulta campione nazionale Uisp di categoria con un 3.08:38  meritevole dell’indagine dei cacciatori di “sarti”, che mi pare siano sempre attivi su questo sito

Mi aspetta l’abbraccio con Rita Zanaboni, memori dell’ormai irraggiungibile record fatto insieme a Russi nel ’94, mentre poco dopo arriva una delle colonne di Podisti.Net, el sior Vitorio Bosco alias Vitoinforma.

Presenti anche nel 2015.

E c’e’ ancora un’ora per aspettare gli ultimi, sorridenti come i primi. Bentornati alla nostra e vostra Reggia.

Sono diventato troppo buono? Per lasciare un po’ di amaro in bocca, dirò che non solo al mio Gps il percorso risultava di 42,360 (contro i 42,195 perfetti del 2010), e che non ho capito bene il ruolo di certi pacemaker: nel finale mi hanno passato quelli delle 4.15, ben quattro; e se due tenevano sotto controllo una decina di seguaci, incitandoli e dando direttive tecniche, gli altri due erano avanti una trentina di metri e correvano per i fatti loro. Mi hanno poi detto che al traguardo, coi pacer delle 4.15 c’era un solo atleta: allora, a cosa servono? Un malignazzo direbbe che vengono solo per avere il pettorale gratis…

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