Maranello di giugno si veste di nuovi colori…

Stesso luogo di partenza della maratona d’Italia, ma a giudicare dalla distanza dove ho dovuto parcheggiare pur arrivando mezz’ora abbondante prima della partenza (a 700 metri dal via, e a soli 50 metri dall’ingresso della pista di Fiorano) si direbbe che ci fosse molta più gente. Certamente, i pettorali venduti sono stati varie migliaia, se solo le due prime società classificate stavano intorno ai 150 podisti ciascuna (che poi corressero tutti, è un segreto di Pulcinella paragonabile all’usuale milione di manifestanti in piazza San Giovanni a Roma). La gara era  non competitiva anche se alla fine sono stati premiati i primi classificati non solo del percorso lungo (di 12,700 km con 230 metri di dislivello), Davide Benincasa e Sonia Donnini, ma anche parecchi piazzati, e pure i primi del percorso intermedio di 9 km.

Il giro è molto amato, proponendo colline dolci, tutte corribili, in una sorta di ferro di cavallo che dal territorio di Maranello porta al confine coi calanchi di Fiorano/Spezzano, e in vista di Montegibbio, oltre che della pianura modenese: luoghi tutti teatro di gare abbastanza rinomate in provincia, e degli abituali allenamenti dei podisti locali (da queste parti per esempio sta Massimiliano Ingrami, ultimo degli italiani a vincere la maratona d’Italia, quando ci andavano gli assoluti e i campioni stranieri).

Clima abbastanza fresco (19 gradi, dopo le burrasche notturne e prima dei piovaschi pomeridiani), inevitabile lo scotto da pagare alle Ferrari che qui fanno il bello e il cattivo tempo; però tra le auto parcheggiate dei podisti ho visto persino una ardimentosa Mac Laren. 

Un tempo, quando era in forze il Gruppo Sportivo Ferrari, qui si svolgeva una prestigiosa maratonina il 25 aprile; rovinata però dai partenti anticipati, che una decina d’anni fa si arraffarono i premi destinati a chi correva tutti i 21 km e riceveva per questo, nel punto più alto della gara (a Fogliano, 297 metri, oggi intorno al km 5), un elastico da riconsegnare al traguardo. Gli elastici furono più degli iscritti o dei premi, e i corridori regolari (specialmente un paio di donnine) fecero tanta cagnara che il gruppo sportivo abrogò la corsa.

Adesso, i partenti anticipati sono sempre di più, e ad essi si è aggiunta la schiera di chi corre senza pettorale: l’avranno preso e ‘dimenticato’ in borsa, o avranno evaso il misero euro e mezzo dell’iscrizione, oltretutto premiata all’arrivo da un paio di calze sportive? Il discorso l’abbiamo già affrontato quattro mesi fa e non ci torneremo sopra. Mentre salutiamo la comparsa di un grande tendone, al suo esordio o quasi: quello del gruppo Running 3.30 di Formigine, che la sera prima aveva inaugurato la consuetudine degli allenamenti di gruppo, aperti a tutti, nei parchi e nella campagna poco distante da qui.

La giornata soleggiata ha fornito il pretesto a talune podiste di esibirsi in due pezzi (anche quelle cui si addirebbe meglio il burqa), e al reggiano Bedeschi addirittura di permettersi un topless che ha evidenziato una discreta seconda misura. 

Il gossip podistico consentirà di proseguire il dibattito se talune fattezze femminili siano naturali o chirurgiche, e se talune coppiette viste oggi in azione siano occasionali o si stabilizzeranno (non era Battisti a cantare che coi nuovi colori le giovani donne vivono nuovi amori? Bè, nel podismo modenese di giovani donne ce ne sono pochine, ma pure molte vecchiarde sentono i colori, i profumi e i balocchi). 

Per chi va ad acquistare un pettorale per lucrare ristori, premio garantito e contribuire al prosciutto o alla mortadella dei premi di gruppo, basta e avanza. Per noi che abbiamo corso, resta da elogiare la perfetta chiusura al traffico del percorso, l’eccellente controllo degli incroci, i tre ristori intermedi ben forniti, e la regia dello speaker Giorgio Reginato, uno che conosce tutti e non costa niente. Come non costa niente il mini-servizio  fotografico che ci ha offerto Italo Spina, nella prospettiva di essere ancora più generoso in futuro.