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Chi si aspettava nuove rivelazioni, nuovi coinvolgimenti, nuovi doping di stato, sarà rimasto un po’ deluso dalla pubblicazione del secondo report (89 pagine) prodotto dalla WADA questo pomeriggio in un hotel di Monaco di Baviera.
In pratica è stato ribadito che l’atletica ai tempi di Lamine Diack era governata da un meccanismo criminale che si basava su tangenti e silenzi nella copertura di casi di doping, prevalentemente di atleti russi. "La corruzione era dentro la Federazione mondiale, ai suoi vertici", riporta il report della WADA, commentato dal presidente Dick Pound, presidente della commissione Wada.
“Una gestione parallela del sistema antidoping messa in piedi dall'ex presidente Lamine Diack e gestita da una cricca di dirigenti e consulenti della Iaaf che è andata oltre la corruzione sportiva”, composta dall'ex presidente Iaaf, dal figlio Papa Massata (per il quale ieri l'Interpol ha emesso un mandato d'arresto internazionale), dall’avvocato personale di Diack, Habib Cissé, dal responsabile dell'antidoping Gabriel Dollé e dall'ex tesoriere Iaaf il russo Valentin Balakhnichev.
“Diack è responsabile per aver creato una struttura esterna alla stessa federazione, un vero e proprio governo illegittimo, atto a corrompere, frodare ed estorcere danaro ad atleti e organizzazioni nazionali attraverso una gestione parallela del database laaf” riporta il testo; le coperture agli atleti russi avrebbero fruttato un milione di dollari di tangenti. Soldi anche dai diritti TV pagati dalla Russia per i Mondiali di Mosca 2013, passati da 6 a 25 milioni di dollari…
Nel rapporto citato anche il presidente russo Vladimir Putin, con il quale Diack avrebbe trovato un accordo per non far gareggiare a Mosca 2013 nove atleti russi accusati di doping: atleti che non furono convocati, ma nemmeno sanzionati… (l'intervento di Putin sarebbe stato necessario perché il laboratorio antidoping di Mosca (ora chiuso) insabbiava le positività).
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I relatori della WADA si dimostrano meno severi nei confronti dell’attuale presidente della IAAF, Sebastian Coe, che pure come membro del vecchio consiglio direttivo “non poteva non accorgersi”, ma è prontamente definito da Pound “la persona giusta che può riformare questa organizzazione: grazie alla sua abilità ed esperienza, ha davanti a sé una grande occasione”.
Alla fine una domanda: l'atletica russa sarà presente ai Giochi di Rio? Pound ha risposto che “dipenderà solo dalla dirigenza russa, se saprà fare pulizia al suo interno”; più severo Coe: “Non c'è una data di fine sospensione e non è una operazione di facciata”.
Infine, lo studio sui famosi 12.364 campioni ematici raccolti dal 2001 al 2012 e presenti in un database della laaf – e in quello del nostro dottor Giuseppe Fischetto – ha portato alla conclusione che solo 1090 test di 671 atleti presentano valori anomali. E che 635 di questi sono stati presi prima del 2009, prima che fosse definito il protocollo dei prelievi per il passaporto biologico.
Lo stesso database era “incompleto” (mancano ad esempio i test a sorpresa tra il 2007 e il 2010), non permettendo legalmente di condannare qualche atleta sulla base di quei dati; in più, dei 309 atleti medagliati in quell’arco di tempo nelle manifestazioni internazionali e con almeno un test sul sangue anomalo, ben 181 ne presentassero uno solo e 67 degli altri 128 fossero già stati puniti per doping. Come dire che il sistema antidoping della IAAF funzionava…