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Il Consiglio federale della Fidal, nella riunione del 28 luglio 2016, ha prodotto una comunicazione relativa all'analisi dei risultati tecnici delle squadre nazionali azzurre. La comunicazione, riportata di seguito integralmente, mi sembra esageratamente ottimistica nell’analisi dei risultati della stagione in corso, troppo impegnata a rimpiangere l’assenza di Tamberi (quasi a giustificare così un’eventuale fallimento) e infine, dubbiosa sul caso Schwazer pur accettando le regole...
Il 2016 DELL’ATLETICA ITALIANA ALL’ALBA DELL’APPUNTAMENTO OLIMPICO
Indipendentemente da quello che sarà l’esito dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, ormai prossimi all’avvio, il Consiglio ritiene opportuno valutare la stagione dell’Atletica Italiana. I dati oggettivi, basati sul complesso delle diverse manifestazioni internazionali svoltesi nel corso del 2016 (siano esse giovanili, assolute, o di specialità), partecipate dalla maggior parte dei Paesi europei, dicono che il movimento ha recuperato posizioni in ambito continentale, piazzandosi saldamente in una sorta di teorica prima fila assoluta. Gianmarco Tamberi, sfortunato nella parte conclusiva dell’anno, con l’infortunio che gli ha negato la possibilità di vivere da protagonista i Giochi Olimpici di Rio, rappresenta nel miglior modo possibile il nuovo modo di stare sulla scena dell’atletica tricolore: la vittoria mondiale a Portland in marzo, l’immagine di atleta efficace ma anche in grado di fare spettacolo negli stadi, è un patrimonio di immenso valore per tutto lo sport italiano. Gli Europei di Amsterdam, nei quali Tamberi è stato uno straordinario capitano azzurro, rappresentano con ogni probabilità un punto di svolta nel percorso della nostra atletica, che in Olanda ha vissuto da un lato la conferma di uomini e donne dal valore consolidato, dall’altra ha scoperto giovani straordinari (come ad esempio Filippo Tortu) o li ha visti sbocciare in maniera eclatante (nel caso di Ayomide Folorunso). È, in definitiva, un’Atletica Italiana sempre più punto di riferimento in Europa, avviata con decisione sul percorso mondiale, ambito ovviamente molto più complesso, e dai margini assai più ristretti, come l’Olimpiade di Rio avrà modo di confermare.
Ai Giochi quella azzurra sarà una squadra solida, pur priva, come già detto, del suo uomo simbolo. Non mancano però i punti di forza, atleti ed atlete rispettati in ambito internazionale e sicuramente in grado di rappresentare al meglio i valori che sono alla base del nostro movimento. Una selezione che mette insieme l’esperienza di campioni affermati, e il desiderio di emergere di diversi giovani, che per la prima volta si affacciano sulla scena a cinque cerchi. Oltre che per l’assenza di Tamberi, sul piano più tecnico, resta il rammarico per la mancata qualificazione delle staffette veloci, rimaste escluse per un’inezia. L’augurio è che l’esclusione sia di sprone per una nuova stagione di successi della velocità italiana, che sappia rinverdire, anche solo parzialmente, i fasti del passato. Concretizzando i segnali di speranza emersi a più riprese nelle rassegne giovanili.
Doveroso, a questo punto, fare un riferimento anche alla vicenda che coinvolge il marciatore Alex Schwazer, in realtà tutt’altro che definita. La ragione, è inevitabile, deve prevalere sull’emotività. La Federazione Italiana di Atletica Leggera ha più volte avuto modo di sottolineare come l’unica direzione possibile, in questo caso, ma ovviamente anche nell’operare quotidiano, sia quella descritta dalle regole. Null’altro può orientare l’agire dell’Atletica Italiana. Detto questo, non si può però fare a meno di inquadrare la vicenda, i cui contorni appaiono palesemente inusuali, in un momento di notevole complessità vissuto da tutto lo sport mondiale, in particolare nella lotta al doping; momento in cui la riflessione è profonda, perché la complessità delle vicende dovrà portare ad importanti cambiamenti, nel rispetto di tutti i protagonisti, ivi inclusa l’organizzazione della giustizia sportiva internazionale. Il clima è tutt’altro che sereno, come testimoniato dagli eventi che giornalmente si accavallano, ed in tutto questo anche le ragioni di coloro che sono toccati indirettamente, finiscono per essere poste in secondo piano; il riferimento è, in questo caso specifico, al marciatore Matteo Giupponi, che ha conquistato sul campo, piazzandosi all’ottavo posto nel Mondiale di Marcia di Roma (ma quarto tra gli atleti italiani), il diritto a prendere parte ai Giochi nei 50km, ma che vive la sua personale vigilia olimpica nell’incertezza di sapere se potrà prendervi parte, o sarà dirottato su un’altra competizione, quella sui 20km. L’auspicio è che si faccia chiarezza, e che lo si faccia nel minor tempo possibile.