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Come annunciato in mattinata, per rispondere alle accuse sulla nuova positività al doping, questa volta per i livelli di testosterone nella sua urina, Alex Schwazer ha indetto una conferenza stampa che è cominciata alle ore 18 all'hotel Laurin di Bolzano.
Il legale del marciatore, l'avvocato Gerhard Brandstätter, ha dichiarato: “Siamo di fronte a una vicenda sporca, di sicuro faremo subito una denuncia penale contro ignoti. Non possiamo accettare tutto questo, è ingiusto. Alex in questa vicenda non ha alcuna responsabilità, cercheremo di acclarare la verità. La vicenda è strana: una prova a gennaio negativa e a maggio - dopo che ha vinto a Roma - risulta positiva con sostanze anaboliche che nulla hanno a che fare con sport di resistenza. E' una vicenda che ci lascia allibiti, contrariati e furiosi. Alex ha fatto un percorso esemplare, che poi il professor Donati ci illustrerà. Vogliamo la verità, non solo giustizia. Combatteremo con tutte le nostre forze, non pensavo ci fosse tanta cattiveria nel mondo”.
Alex Schwazer, senza lacrime, deciso e sicuro, rispetto alla conferenza stampa del “primo” doping, ha affermato: “Stavolta io non chiedo scusa come quattro anni fa perché non ho fatto niente, nessun grande errore, niente di niente. Qualcuno non vuole che io vada alle Olimpiadi, i tempi sono stretti (la positività è datata 13 maggio, su analisi fatte il 1° gennaio e mi hanno informato il 21 giugno alle 18.50), ma io andrò fino in fondo per chiarire tutto. Come 4 anni fa sono qui a metterci la faccia, ma oggi non ci saranno scuse perché non ho commesso alcun errore, allora ho sbagliato, stavolta no. Da un anno e mezzo con tanta fatica sto facendo di tutto con Sandro (Donati nda) per dimostrare che il mio ritorno sia pulito, ho chiesto che fossi controllato 24 ore su 24. E' un incubo, la peggior cosa che mi poteva succedere, ma ci giuro che si andrà fino in fondo, perché io ho investito troppo in questo ritorno, e con me chi mi sta vicino”.
E poi, forse il più atteso, l’intervento di Sandro Donati, da sempre paladino della lotta al doping, tecnico e non solo del marciatore: “Alex Schwazer sarebbe l'identikit perfetto dell'atleta che disillude, che tradisce il suo allenatore. Quale miglior pretesto per chiamarsi fuori, per chiamarmi fuori? Questo non accadrà mai. Io l'ho aiutato a crescere tecnicamente, ma sono diventato un handicap, perché l'odio verso di me e verso la mia storia e diventato vendetta è una guerra psicologica giornaliera. La coppia formata da me e da Alex faceva paura per i risultati che stavamo ottenendo in maniera pulita. È una vicenda incredibile nella tempistica, un campione risultato pulito a gennaio, è stato riesaminato non si sa perché e trovato positivo. Inoltre, il testosterone, trovato in tracce minime, ad Alex non serve. Abbiamo fatto 35 controlli ematici all'Ospedale San Giovanni e i risultati li abbiamo inviati insieme alla disponibilità alla Wada e alla Iaaf di Alex di rinunciare alle finestre quotidiane per i controlli, dando la disponibilità di essere testato 24 ore su 24. Non abbiamo avuto risposte. Mi sono reso conto che l'atleta trovato positivo una volta diventa una preda, un soggetto singolo e debole su cui ci si può accanire. Ci sono tante incongruenze in questa vicenda e una tempistica anomala. Oltretutto le sostanze trovate avrebbero dovuto tramutarsi in un massa che Alex non ha. Questo potrebbe essere il doping di uno scemo, che non porta da nessuna parte… Alla vigilia della coppa del mondo, prima della vittoria nella 50 chilometri di Caracalla, e pochi giorni prima della nuova analisi sul campione del primo gennaio, ci sono stati dati dei consigli di perdere e di lasciar vincere l'australiano Tallent e il cinese Wang da persone che hanno un ruolo importante…”
Francamente il tutto sembra quasi inspiegabile, si resta in attesa delle controanalisi, in programma il 5 luglio nel laboratorio di Colonia, sperando di poter capire qualcosa di più preciso e credibile.