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Appena terminata la Maratona maschile, deludente per i colori azzurri, come del resto l’intera spedizione che non ha raccolto alcuna medaglia, come non accadeva da sessant’anni, ovvero dall’edizione di Melbourne 1956, il presidente della Federazione di Atletica Leggera, Alfio Giomi ha riposto ad alcune domande dei giornalisti presenti.
Partiamo dalla più significativa sul futuro del DT azzurro, Massimo Magnani, che risponde – in parte – al pezzo di Rodolfo Lollini sulla richiesta di dimissioni allo stesso Giomi e a Magnani: “Tra due mesi avremo le elezioni, non so nemmeno se ci sarò ancora io, figuriamoci se posso dire chi sarà il Direttore Tecnico… Oggi parliamo di quel che abbiamo fatto qui a Rio: analizzeremo ancora meglio, a freddo, questi risultati. Quel che posso dire ora, è che Massimo Magnani ha goduto del nostro totale sostegno; un sostegno pienamente meritato, vista la grande mole di lavoro svolto. Chiederemo a lui una valutazione tecnica, e successivamente ragioneremo insieme ai tecnici, e agli atleti. In ogni caso, non posso dare un voto sufficiente alla squadra: sono contento dell’atteggiamento di tutti, ma i risultati non mi soddisfano. Ripartiamo da qui con la consapevolezza che c’è una nova generazione pronta per fare veramente bene. Di questo gruppo fanno parte altri ragazzi, come Filippo Tortu, per fare un nome”.
Poi il ringraziamento agli atleti azzurri, con una parte del gruppo che “saluta” la maglia azzurra e una parte che rappresenta il futuro: “Per prima cosa voglio ringraziare tutti gli atleti che sono qui a Rio. Qui nessuno è venuto pensando che fosse un impegno in cui non dare il massimo, ci mancherebbe altro. Non c’è dubbio però che i risultati complessivi siano diversi da quelli attesi da tutta l’atletica italiana. Quello che sembra a me, oggi, è che qui a Rio un’intera generazione abbia concluso il proprio percorso. Siamo arrivati a Rio sapendo che c’è una nuova leva di atleti che cresce bene, alcuni dei quali sono stati già capaci di centrare la convocazione in azzurro; insieme a loro, gli atleti della generazione precedente, che non finiremo mai di ringraziare per quel che hanno dato al nostro movimento. Qui, avevano il compito di tenere in piedi questa nostra partecipazione. Se si guarda ai risultati, ci si può rendere conto di come Rio segni la fine del percorso di questo gruppo, perlomeno ai livelli più alti”.
E Giomi, insieme al già nominato Tortu, cita i nomi del futuro della squadra azzurra: “L’immagine di questa nuova generazione che avanza, per me, è la terza frazione, nella staffetta 4x400, di Ayomide Folorunso. Ha contribuito a portare il nostro quartetto in finale, al sesto posto, e quando ha consegnato a Libania Grenot il testimone tra il quarto e il quinto posto, ho immaginato un epilogo diverso. Lei, Antonella Palmisano, Alessia Trost e Desirée Rossit, rappresentano la parte più importante di questa nuova generazione di atleti italiani”.
Inevitabile a questo punto la domanda sulla prestazione di Alessia Trost, dalla quale era lecito – soprattutto come misura – aspettarsi di più: “Alessia ha fatto bene, e lo dico con convinzione, per come è stata la sua vita in questo ultimo periodo. Sul piano tecnico il ragionamento può anche avere un senso, ma io so quello che c’è dietro, e quindi posso solo dirle grazie per quello che ha fatto. E la Rossit, aggiungo, per me è stata una grande sorpresa, anzi, è stata vicina ad essere una grande sorpresa. Il suo terzo salto a 1,93 è stato fallito di poco: lo avesse centrato, sarebbe cambiata tutta la storia. Aggiungo che la gara si sarà anche conclusa a 1,97, ma c’erano ben 17 finaliste con 1,94, il segno che si è trattato di una gara di altissimo livello, malgrado le misure finali”.
Domanda anche sulla Giorgi, ancora una volta squalificata nella marcia femminile: “Perché? Non sono in grado di spiegarlo. Devo dire che i tre rossi di Roma, quando forzò per guadagnare una posizione, sono diversi da quelli presi qui, perché qui non ha forzato. Non so che dire. Ha lavorato al massimo per curare il gesto, per far sì che la sua fosse una gara senza rossi, ma non so dire cosa sia successo, è una di quelle cose di cui dovremo parlare a freddo”.
Infine, la “prevedibile” domanda su Schwazer: “No, non voglio parlarne. Non è il momento. Lo farò, lo faremo, ne parleremo in Consiglio federale, perché vogliamo dire la nostra su tutta questa storia. Ma non è il caso di farlo ora, non voglio togliere spazio ai nostri atleti”.
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