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Ma quante cose devono fare questi aggeggi, oltre a fornire tempi, calcolare distanze e rilevare la frequenza cardiaca? Il quesito è davvero poco amletico per chi vi scrive, un podista poco social ed invece più incline a valutare i parametri che servono veramente a chi corre.
La premessa è doverosa, per non influenzare in modo inopportuno coloro i quali scelgono soluzioni davvero high tech per accompagnare le proprie uscite, per soddisfare esigenze che vanno ben oltre le reali necessità, intendo quelle strettamente sportive. Del resto un po’ tutti i produttori si ingegnano per eccedere le aspettative, quindi avanti tutta con aggeggi che hanno funzioni di App Android, previsioni meteo, Smart Notifications di vario genere e chi più ne ha, più ne metta. Il Polar M430 riporta sulla terra, dal mio punto di vista, perché fa, e anche bene, ciò che dovrebbe principalmente fare un “running watch”. Intendiamoci, di tecnologia ne ha da vendere, ti dice perfino… se dormi bene, però senza dimenticare l’obiettivo primario, ovvero rilevare e misurare, con la massima precisione possibile, frequenza cardiaca, tempi e distanze. Per dire questo, ad esempio, l’ho portato ….in pista, dove 400 metri…sono 400 metri. Il responso, basato su numerose ripetizioni e mediando i dati ottenuti è stato davvero buono: uno scarto dello 0,8%, tra l’altro in difetto, mentre di norma questi prodotti in gara allungano le distanza facendo pensare alla (davvero improbabile) errata misurazione, anche in gare nazionali ed internazionali, dove i criteri di misurazione sono piuttosto severi.
Un qualcosa di vincente non si cambia, un gergo usatissimo in altri campi ma che vale anche quando si parli di GPS. Ecco che Polar parte dalla fortunata esperienza con l’M400 ( il modello più venduto di sempre dalla società finlandese) per aggiungere quelle poche cose utili a migliorare un prodotto che, per me, andava già bene così come si trovava. Ma, si sa, il mercato corre più veloce dei podisti stessi ed allora Polar si presenta con questo nuovo M430.
I cambiamenti sono pochi ma significativi: possiede una modalità “risparmio energetico”, significa che si può ridurre la frequenza di campionamento nella funzione GPS fino a un minuto, vale a dire che se proprio volete correre per 10, 20 e fino a 30 ore, non ci sono problemi nella rilevazione dei dati.
La frequenza cardiaca si può misurare direttamente dal polso (sono sei i led per la lettura), ma anche in modo tradizionale: in mezzo a tante innovazioni nel settore sono felice di vedere confermate diverse certezze, come la possibilità di continuare ad usare la cara, vecchia, scomoda fascia per il rilevamento della frequenza cardiaca, che però ti permette di avere dei dati attendibili, se è questo che vogliamo ed a questo associamo un certo valore.
Interessante la modalità proposta per la lettura della frequenza cardiaca: oltre alla classica indicazione numerica ci sono dei led luminosi con differenti colori basati sulla frequenza rilevata, un po’ come il contagiri delle auto, solo che oltre alla zona rossa ve ne sono diverse di altri colori che, appunto, ci dicono in quale zona sta “girando” il nostro motore. Un riferimento visivo utile per chi si allena basandosi sulla frequenza cardiaca.
E poi alcuni dettagli, di una certa importanza, come il cinturino, meno massiccio e dotato di numerosi buchi per migliorare l’aerazione.
Per il resto tante conferme, chi (come me) ha usato l’M400 troverà questo prodotto davvero user friendly, la stessa logica operativa, la stessa facilità d’uso. Gli altri….ci metteranno poco a familiarizzare.
Anche questo new entry ha la possibilità si scaricare tutti i dati rilevati utilizzando la App POlar Flow (peraltro disponibile su tutta la gamma), funzione utile perché permette di trasferire su pc gli esiti dei propri allenamenti e gare.