Diciassettesima edizione di questa manifestazione, oramai una classica del podismo romano, che si svolge in uno dei quartiere più popolati del sud est della Capitale.

Partecipo a questa gara per la prima volta, dato che negli ultimi tre anni, per un motivo o per un altro, non sono mai riuscito a prendervi parte; i miei amici runner, che l’avevano corsa, me l’avevano descritta come molto veloce: sicuramente non è lenta, ma nel panorama di Roma e provincia ho trovato gare più veloci.

Arrivo sul luogo della manifestazione circa un’ora prima: era prevista una giornata piovosa ed invece troviamo una mattinata soleggiata, quasi primaverile.

Dopo aver fatto un giro in zona arrivo e scambiato qualche chiacchiera, vado a cambiarmi in macchina e lascio la borsa all’apposito deposito, che non era stato “pubblicizzato”.

La partenza avviene nel viale parallelo di quello d’arrivo; nelle prime centinaia di metri si deve stare attenti a non sbattere contro altri runners.

Si attraversano tanti lunghi vialoni, con qualche saliscendi ed il mio ritmo non riesce ad essere uniforme: dal primo km a 4’10”, riesco fino al 6° km a stare intorno ai 4’18”- 4’20”/km, il ritmo che mi ero prefissato, almeno fino all’8°km.

Ma, appena dopo il ristoro di metà percorso, mi si “spenge la luce” e, dal 6° all’8° km, il mio ritmo si alza quasi di 30 secondi al km.

Intorno all’8°km, si ripassa da dove siamo partiti, andando nella stessa direzione, e si ripercorre il primo km e mezzo di gara.

Con un po’di orgoglio, negli ultimi 500 metri riesco ad accelerare, correndo l’ultimo km in 4’14”, supero parecchi runners e concludo la mia fatica con il real time di 43’41”, ad una media di 4’22” al km.

Primi classificati, sui 951 arrivati, sono il keniano Chirchir dell’Atletica Futura Roma, con il tempo di 31’08”, e Eleonora Bazzoni della Colleferro Atletica, con il tempo di 36’08”, che si classifica 20^ assoluta.

Una gara che ”perde” quasi 300 classificati rispetto al 2015, forse per la contemporaneità di altre gare a poca distanza o per le grandi maratona in Italia e all’estero.

Una buona organizzazione generale, un buon pacco gara (canotta tecnica di una marca d’elite), ma un ristoro finale senz’altro da migliorare.