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Roma - 6^ Mami Run
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Roma - 6^ 1° Maggio Lavori… in Corsa
03 Mag, 2017
Ho rinunciato alla Vesuvio Sky Marathon per puntare alla classica romana dei Monti della Tolfa, già portata a termine nel 2013 e 2014.
Lassù, sulle colline dell’Etruria, poco distante dal litorale a nord di Roma, avventurandosi nell’entroterra laziale, c’è questo piccolo comune di poco più di cinquemila abitanti dalla storia millenaria. Dall’uscita dell’autostrada a S. Severa-Santa Marinella, prendendo la provinciale, percorro 23 km di curve immerse nel verde incontaminato. Si tratta di una delle strade in assoluto più suggestive del Lazio, la SP Santa Severa-Tolfa: celebre tra gli amanti delle due ruote (sia moto che bici) ed utilizzata anche per riprese cinematografiche. Essa si snoda nel magnifico scenario maremmano dei Monti della Tolfa, grandi spazi con alle spalle lo sfondo azzurro del Tirreno.
Già prima di giungere al punto di partenza mi sento come perso in questo scenario selvaggio e bucolico allo stesso tempo, dove gli unici abitanti sono i bovini locali dalle lunghe corna ed i rustici cavalli della Maremma. Questa zona così ben preservata costituisce l’ennesima conferma di come la nostra capitale sia un patrimonio unico non solo per i suoi monumenti ma anche per il territorio che la circonda.
Giunto nella nuova location della baita della Grasceta dei Cavallari nella campagna tolfetana, un’area attrezzata per eventi e il tempo libero di proprietà dell’Università Agraria di Tolfa, ritrovo vari noti trailers. Dopodiché, non prima di aver rivolto un omaggio ad un atleta locale dell’Airone recentemente scomparso, si dà inizio alle danze.
Incantevole è il paesaggio agro-pastorale, e la stagione è tra le migliori per apprezzare la straordinaria bellezza dei Monti della Tolfa. Proprio nel periodo di passaggio fra aprile e maggio queste colline, al contempo dolci e aspre, raggiungono il loro massimo splendore per le innumerevoli fioriture che “accendono” i campi e le macchie: margherite e papaveri, anemoni e ranuncoli, asfodeli, siliquastri che chiazzano di fucsia la vegetazione verdeggiante ed esplodono esuberanti in un paesaggio completamente verde e per larghi tratti integro, formando un quadro che dona pace e serenità. Ho optato per questa ecomaratona anche per saggiare un percorso nuovo rispetto alle precedenti edizioni, anche se questo si rivelerà (nonostante i 1200 m di dislivello dichiarati e i 1400 da me rilevati, anche se qualcuno parla di 1500), duro soprattutto per il caldo a cui ancora non siamo tanto abituati, per non parlare poi dei continui saliscendi finali nella forra che hanno fatto accumulare nelle gambe una enorme quantità di acido lattico, e sulla pelle una bella abbronzatura.
La zona valorizzata da questa giornata splendida di sole presenta aree naturali di tutto rispetto (il “ Cerrobello”, l’albero più grande della zona, la valle del Fosso di Costa Grande) ed siti archeologici di notevole interesse (il sentiero dei ginepri sull’antica strada etrusco-romana, il cimitero etrusco, l’abbazia di Monte Piantangeli).
A carrarecce immerse nel fitto bosco si alternano zone che denotano la natura vulcanica di questa terra: natura che appare evidente anche di fronte agli imponenti scavi minerari ormai abbandonati, con pareti a picco alte decine di metri dove i colori della roccia si uniscono alle vivaci sfumature dei minerali di alterazione. Minerali metallici, solfuri di ferro e piombo, alunite, caolino, baritina, fluorite, sono alcuni tra i prodotti sfruttati sin dai tempi più antichi.
L’itinerario ci porta ad attraversare, prima in discesa poi in salita, un “duomo” costituito da lava con struttura vetrosa, ciò che rappresenta la tipica espressione del vulcanismo circostante, caratterizzato da un versante in pendenza e una cima generalmente arrotondata. Il tutto dà vita ad un paesaggio aspro ed impervio, nettamente contrastante con quello delle aree adiacenti costituito da dolci colline sedimentarie.
E’ la volta poi delle solitarie rovine dell’Abbazia di Piantangeli, fondata in epoca carolingia che si dice appartenesse ai Cavalieri Templari che, ai tempi della grande e celebre persecuzione contro di loro promossa da Filippo il Bello re di Francia, ne furono cacciati, e l’edificio dato alle fiamme.
Nei pressi dell’abbazia si apre un panorama a 360° con vista su l’Alta Valle del Mignone e Rota. Si nota la striscia azzurra del Lago di Bracciano, e sullo sfondo il Soratte e la catena appenninica. Una discesa a zig - zag attraverso un bosco ceduo ci conduce, a cornice della nostra “passeggiata di salute”, al cospetto del cerro secolare del diametro di circa 5 metri , lì presente da ben 300 anni; alzando gli occhi al cielo proprio nell’ora più calda della giornata ci è permesso di ammirare il lento volteggiare di numerosi rapaci che eseguono lo “spirito santo”, posizione ad ali aperte, stando immobili grazie al sostentamento delle correnti aeree.
Ma da qui ha inizio il tratto più inpegnativo e forse tra i più suggestivi; l’ attraversamento di una forra nel bosco, ricca di muschi, licheni ed ad alte piante pioniere, costituita da alte pareti di tufo, al centro della quale scorre un ruscello . Tale attraversamento si rivelerà micidiale soprattutto per i polpacci già stanchi, che vengono messi a dura prova nella ripartenza dal centro del canyon, ma lo spettacolo offerto dalla prorompente vegetazione dominante e dalla presenza di ristagni di acqua e salti di roccia, che danno vita a numerose cascatelle, è impagabile.
Finalmente si esce dal bosco e ci si incammina sul prato fiorito solcato più di sette ore fa, ove una folla festante ci attende.
Il pasta party, come nelle precedenti edizioni da me corse, è abbondante; ma ciò che più mi ha deliziato è stata la doccia effettuata all’interno di una cabina costituita da pali di legno e tendoni,organizzata nel prato.
Enorme è stata la soddisfazione per gli organizzatori della manifestazione, il Gruppo Monti della Tolfa l’Airone rappresentati da Fiorucci e Bentivoglio, che ringrazio assieme a tutti coloro che hanno reso possibile l’evento, dai volontari della Protezione Civile di Tolfa, ai Bikers del Moto Club dei Monti della Tolfa, agli addetti della cucina e ai ristori lungo il percorso.