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Podisti.Net Piemonte

Novara Tre Miglia d Oro 2017 foto Chiara Mazzetto

Novara 17 dicembre 2017 14° Tre miglia d’Oro

19 Dicembre, 2017 Giorgio Rondelli
In una giornata allietata da un bel sole, con l’organizzazione della A. S. Trinacria di Felice Spadaro si è svolta con partenza ed arrivo nel campo scuola di via Kennedy di Novara la tradizionale gara delle “Tre Miglia d’Oro”, corsa su strada di 4,830 metri…

Trittico del week end a Maggiora, Gargallo e Invorio

17 Dicembre, 2017 Sandro Bottelli
Maggiora----------------Tra le due litiganti, la terza gode. Podismo spettacolo venerdì sera a Maggiora per la quarta tappa di Paesi in corsa. Erano favorite Barbara Benatti di Vergiate e Mara Della Vecchia di Novara, due leonesse, ma a tagliare per prima il…

Doppia tappa dell'Ammazzinverno a Suno e Gravellona

10 Dicembre, 2017 Sandro Bottelli
Gravellona Un cremonese a Gravellona. Era di passaggio. Qualcuno lo ha informato della corsa, lui ci ha provato e ha vinto. Massimo il suo nome, Corrado il cognome, o forse il contrario. Quelli che lo hanno inseguito hanno detto che andava come il vento. Al…
Muraro Revislate 2017

Revislate di Veruno (NO) – 1^ Veruno Run 11k

06 Dicembre, 2017 Maria Muraro
SERVIZIO FOTOGRAFICO Ottimo successo per la prima edizione della Veruno Run 11k. Ben 412 atleti hanno sfidato il primo gelo invernale ed hanno partecipato alla gara non competitiva organizzata domenica 3 dicembre da Omar Lucas Morea e l'ASD Ski-runner di…

In 422 alla Veruno Run - Vincono Mattachini e la Schiavon

04 Dicembre, 2017 Sandro Bottelli
SERVIZIO FOTOGRAFICO La concorrenza era forte con Ammazzinverno a Oltrefiume di Baveno e Cross dal panaton a Prato Sesia, ma "Veruno Run" ha fatto centro calamitando al suo esordio la bellezza di 422 podisti. Merito degli organizzatori, che fanno riferimento…
Trino 2017

Trino Vercellese (VC) – mezza maratona Terre d’Acqua e Trino che corre

27 Novembre, 2017 Comitato Organizzatore
SERVIZIO FOTOGRAFICO Si è regolarmente svolta a Trino Vercellese (VC), l’11^ edizione della mezza maratona Terre d’Acqua e Trino che corre, organizzata dalla Podistica Trinese e dalla ASD Non Vedenti Torball Club Vercelli. Un bella giornata leggermente…

Ahinoi, sarà per l’anno prossimo…

Limpido, paglierino dorato, delicatamente dolce, naturalmente vivace, gradazione 5°- 8°. Per meritarne una bottiglia, riservata a tutti i finisher, bisogna sudare in semi-autonomia per 54 km 2800 m D+ su sentieri e stradine sterrate, superare in 3 ore il cancello del 20° km e in 6 quello del 34° km, ripresentarsi a Santo Stefano Belbo dopo 10 ore per guadagnare, oltre al nettare degli dei, punti MTB e Grand Prix IUTA. Sarai premiato soltanto se sei fra i primi tre assoluti; a tutti gli altri il privilegio di aver corso in un sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

E come se non bastasse, c’è dell’altro valore aggiunto. Alla poesia del paesaggio fa da colonna sonora quella letteraria. Si corre nelle Langhe, protagoniste della poetica di Cesare Pavese, lo sfortunato scrittore nato a Santo Stefano Belbo che non seppe mai diventare adulto e che non riuscì a rimanere bambino. Il trail è stato chiamato “Lavorare stanca”, dal titolo di una delle sue opere.

Per una gara così densa di valori, troppo pochi sono i trailer schierati alle ore 7:30 nella spaziosa Piazza Umberto. La concluderanno in 51, si ritireranno in 9. Più numerosa la partecipazione alle altre gare che prenderanno il via ad ondate successive: “Paesi tuoi” di 21 km e “Sali Scendi” di 10 km, sempre in omaggio al grande scrittore.

Pochi, ma tutti specialisti! In cinque (Rosa Lettieri, Angela Gargano, il sottoscritto e un’altra coppia) rimaniamo subito in coda e procediamo compatti. Alle nostre spalle, Enzo da Genova, a far da scopa. Fin dalle prime battute, il percorso è caratterizzato da continue salite e discese relativamente brevi che richiedono notevole impegno muscolare per superare il profilo accentuato e a tratti selvaggio del vasto altopiano collinoso.

Al briefing c’era stato raccomandato di stare attenti ai cinghiali, per cui mi ero preparato fisicamente e psicologicamente ad affrontare simili bestioni. Del tutto impreparati, quindi, ci ha trovato, nei primi chilometri, un nido di “vespidae” aderente alle fessure di un muretto a secco. Troppo grandi per essere api e troppo armonioso il loro volo per essere calabroni. “Sono i martilit!”, qualcuno esclama terrorizzato in dialetto piemontese. In un baleno, lo sciame ci aggredisce, e le nostre magliette sono inutili barriere ai loro pungiglioni. Pieni di bitorzoli urenti, si continua per il duro calle. Poco dopo, la ragazza della coppia abbandona per sopraggiunti sintomi di tipo internistico.

E’ un rincorrersi a perdita d’occhio di colline rivestite da filari di vite. Quelli a moscato hanno acini medio-piccoli, sferici, buccia sottile giallo-verde; quelli a dolcetto, che non è per nulla dolce avendo nel suo sapore asciutto e morbido un fondo amarognolo, hanno acini di grandezza media e buccia spessa e nera. Più che colline, alcuni sono scoscendimenti tormentati dove i vigneti stanno su come un miracolo e sono come tagliati dall’accetta da sentieri ripidi e bianchi. E’ duro il lavoro del vignaiolo! La sua fatica disumana commuove Cesare Pavese in “Lavorare stanca”. Altrettanto faticoso è il nostro andare su e giù per queste asperità. Noi lo facciamo per libera scelta, loro per procacciarsi un reddito. Se tornasse redivivo il grande scrittore, quali sarebbero la sue impressioni su di noi?

Intanto, gli altri due compagni d’avventura hanno preso il volo e sono scomparsi fra le curve del sentiero nel bosco. E’ troppo turistica la nostra andatura, e c’è il rischio concreto di giungere fuori tempo massimo al primo cancello. Angela mi invita ad allungare il passo, tanto lei è in compagnia di Enzo. E me ne vado. Ora che ho raggiunto il punto altimetrico più alto (615 m) dell’intero tracciato, il panorama è più ampio. La campagna è punteggiata di casolari, architetture rurali e cappelle rupestri. Ad attrarre maggiormente la mia attenzione è il bianco Santuario della Madonna della Neve posta sulla cima della collina di Moncucco, i ruderi di una torre medievale e il grande arco alpino con il monte Rosa. Non riesco proprio a capire come mai da questi posti di struggente bellezza, che costituiscono la sua stessa geografia poetica, Cesare Pavese non abbia attinto la gioia di vivere, e sia invece diventato il cantore della incomunicabilità dell’età matura. La sua poesia è il lamento di un uomo precipitato in una solitudine autodistruttiva. La tristezza, l’inquietudine e lo straniamento lo porteranno a compiere a 42 anni quel gesto estremo che aveva più volte cercato:

“ Verrà la morte e avrà i tuoi occhi…”

I vigneti non finiscono mai. La lunga estate è finita, e le foglie, che hanno assunto i tenui colori autunnali, cominciano a far fatica a rimanere adese ai tralci. Raggiungo Mango ed entro nel massiccio castello di Busca. Intorno al 23° km, mi dicono che Angela ha riportato una distorsione alla caviglia destra, è stata soccorsa, un’autoambulanza l’ha condotta all’arrivo e non c’è motivo di preoccuparsi. Sulle prime decido di continuare. Non aveva tutta la distanza nelle sue gambe, e un suo ritiro al primo o al secondo cancello era nelle previsioni. Poi, mi assale il dubbio che si sia minimizzato. Abbandono la gara e la raggiungo. Un’ambulanza ci conduce all’ospedale di Alba: “frattura spiroide malleolo peroneale destro”. Immobilizzazione per 30 giorni.

Ora stiamo a casa, Angela con lo stivaletto gessato ed io con i bitorzoli dei martelit in via di regressione. Ci proveremo l’anno prossimo per completare la visita di Camo, Valdivilla, Castiglione Tinella con il castello famoso per la contessa omonima, Virginia Oldoini, che Cavour mandò alla corte di Napoleone III a perorare la causa italiana. E per guadagnarci l’agognata bottiglia di moscato.

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