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Quando ero bambino, ma bambino proprio, a “Lascia o raddoppia” si presentò un concorrente carpigiano, un prof di matematica chiamato Lando Degoli. Alla penultima domanda (sul controfagotto nelle opere di Verdi) cadde; ma fece ricorso e vinse la causa. Questo affare procurò alla Rai milioni di abbonamenti, e i giornali erano pieni di pagine col caso Degoli ovvero del controfagotto. Questa vecchissima storia (che a Carpi, perlomeno la Marisella, la Lorena e il vigile Pavesi ricorderanno) mi è tornata in mente leggendo i numeri di lettura del pezzo sulla Corrida e delle repliche e controrepliche. E perfino la signora Stefania S. (che io avevo citato con l’iniziale appunto per lasciarle il suo diritto al cono d’ombra), e che probabilmente non aveva mai sentito nominare Podisti.net, adesso ne è diventata assidua lettrice e collaboratrice, a nome e cognome integrali, e confidenzialmente passando dal “lei” dei primi post a un ”tu” alquanto promettente nei miei confronti. Se ciò serve a diffondere le conoscenze reciproche, ben venga.
È pure probabile che le esternazioni della signora S.S. serviranno ai miei scolari di lingua italiana per imparare come si scrive o si dovrebbe scrivere: non è il primo caso di scritture online prese come materiale di esercitazione; ma non sarà questo l’oggetto della mia replica. Piuttosto, mi viene in mente perfino Manzoni, quando voleva giustificare lo stile dei “Promessi sposi” di fronte alle critiche, e cominciò a scrivere un altro libro: poi smise, dicendo che un libro fatto per giustificarne un altro è superfluo (basterebbe che leggessero il primo libro). E invece: per giustificare un articolo già ne ho scritti altri due; mi sembra troppo; però ci sono costretto (poi vorrei smettere, sinceramente). Addirittura la signora S.S., citata da me in tre- righe-tre, ha dapprima lanciato contro di me una fatwa sul suo profilo Facebook, poi ha scoperto che si può scrivere anche a Podisti.net e adesso ne approfitta (mentre io non scrivo sul suo profilo Facebook; segno che - a differenza di quanto pensa la mia interlocutrice – ho altre cose da fare, oltre che senso della misura).
Comincio con l’ammettere un errore mio, anche se S.S. non me ne incolpa su Podisti: S.S., classe 1989, non è più tesserata con MdS, ma con la Madonnina. Con questa società ha partecipato all’ultimo campionato di trail regionale, arrivando terza nella sua categoria (ultima gara cui risulta aver partecipato, il trail del Bucamante a fine settembre). Lo dico solo perché, nelle sue giustificazioni dall’unica accusa che le muovevo, di non aver acquistato un pettorale alla Corrida, risponde “non avevo neanche la visita medica attiva”. Be’, i certificati durano un anno poi si rinnovano: o S.S. intende ritirarsi dallo sport agonistico? Sarebbe un peccato, perché la ragazza vale, e almeno fino a fine settembre le gare agonistiche, ben più impegnative della Corrida, le faceva.
Qui giustifico anche l’aver ripreso una nomea di S.S. che circola nel mondo podistico modenese (o perlomeno, in quello che conosco io), e che l’ha molto colpita, se la usa 3 volte in 4 commenti: l’essere indicata come “sorella povera della Ricci”. Niente di offensivo: sorella povera non è “poveretta” come S.S. vorrebbe farmi dire. Semplicemente è un modo che nacque, 3-4 anni fa (la data è approssimativa), quando ci vedemmo comparire sulle strade questa ragazzotta in gamba, che nessuno conosceva ma che somigliava molto, quasi come una sorella, alla grande Laura Ricci. Solo che, mentre Laura Ricci vinceva quasi ogni settimana portandosi a casa coppe, prosciutti ed eurini, S.S. arrivava un po’ dietro, magari le toccava qualche salamino; da qui nacque l’aggettivazione “sorella povera”, senza alcunché di offensivo, ma solo per dire che guadagnava un po’ meno. Se io dico che Mbakogu è il fratello povero di Balotelli, o di Gullit, non offendo nessuno: indico somiglianza e insieme una scala di valori.
Torno al motivo del contendere: l’unica mia accusa (riservata non solo a S.S., non un attacco alle persone ma al malcostume) riguardava l’aver corso senza pettorale, ed era suffragata dalla domanda che avevo rivolto a S.S. alla fine della Corrida, se il pettorale ce l’avesse o no, e dalla risposta pubblicata, che confermo.
Adesso S.S. scrive: “io mi riferivo semplicemente al pettorale competitivo e credo sia una scelta personale”. Se fosse così, saremmo perfettamente a posto e dovrei semplicemente chiedere scusa, anzi, dichiararmi fratello della “sorella”, siccome anch’io ho corso come non competitivo.
Ma S.S. glissa su un altro dettaglio, che era l’unico su cui mi soffermavo: anche due o tre followers su Facebook le hanno chiesto: “ma tu un pettorale, competitivo o no che fosse, ce l’avevi?”. Al che S.S. non ha risposto. E su Podisti.net ingarbuglia la questione con numeri, peraltro imprecisi: “i partecipanti competitivi erano 1200 e il resto? Il resto chi erano? Tutti poveretti?”. Sorvolando sul fatto che i competitivi erano 900, ma “il resto” io l’avevo chiaramente diviso in due parti: chi aveva il pettorale (pare, 4000 secondo le cifre circolate) e chi non l’aveva (almeno 500, secondo il direttore di Modenacorre, o addirittura 1000 secondo la Fratellanza). Allora, S.S. aveva il pettorale, di qualunque genere? Nemmeno su Podisti.net lo dice.
Il dubbio si scioglie grazie alla fotografia di Nerino pubblicata nella gallery fotografica di Podisti.Net e a due altre prese al traguardo da uno dei fotografi ufficiali di Modenacorre, che la rappresentano esattamente come l’ho vista io: senza pettorale. L’aveva lasciato in borsa per non bagnarlo (come su Fb qualche follower le ha suggerito?). Non lo sappiamo; io penso di no ma non lo pongo come verità rivelata. Però, come frequentatore abituale delle ferrovie (abbonato), so che se un abbonato non ha con sé il biglietto da esibire, prende comunque la multa.
E siccome parecchi podisti avevano dichiarato che avrebbero corso la Corrida senza pagare (sport già largamente praticato a Modena in occasione della maratona di Carpi, e riproposto in occasione dell’aumento dei costi praticato dal podismo modenese nel 2012 per soccorrere i terremotati), facendo 2+2=4 ho desunto che anche S.S. appartenesse alla categoria, diciamo così, dei protestatari-risparmiatori.
Se, per concludere, S.S. dichiarerà di aver comprato il pettorale della Corrida, ma di averlo dimenticato in borsa, la assolverò per insufficienza di prove, ma sottolineando pur sempre che chi non esibisce il pettorale dove richiesto (cioè in gara) è come se non l’avesse.
Ne ho invece vista tanta di gente senza pettorale alla Corrida: nel primo pezzo li ho citati senza nominarli, ma dopo tante pecore nere (una di queste, sul solito profilo Fb, ammettendo di aver corso senza pettorale, dice che io avrei dovuto nominare tutti i reprobi, non solo S.S.: elencare 500 o 1000 persone??), trovo giusto adesso nominare anche alcune delle tante mansuete pecore bianche con cui ho scambiato una battuta durante il percorso: i già citati Marisella ed Ermanno Pavesi, papà e figlia Torricelli da Carpi, i cugini Giaroli e Bedeschi reggiani, i due splendidi genitori di Aurora in carrozzina, Emilio Borghi, i fratelli Loriano (lui addirittura competitivo) e Morena Baldini, Ottavio e (direi) la squadra al completo del Finale; con un abbraccio particolare (non quello che mi vuol dare S.S.) a Massimo Bedini, che pur conscio dei suoi limiti agonistici ha pagato il pettorale competitivo, arrivando ultimo e alle soglie del tempo massimo, ma dimostrando (senza saperlo) anche a S.S. che la Corrida ha soprattutto, per gli sportivi senza braccino corto, un valore agonistico.
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