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Gli ultrarunner vengono considerati fuori dal normale, fuori dall’ordinario, fare tanti chilometri di allenamento e di gare nelle condizioni più estreme sia climatiche che di dislivelli.
Infatti, famigliari ed amici si preoccupano per loro e sconsigliano la loro pratica. Tanti pensano che gli ultrarunner andrebbero incatenati, gli dovrebbero mettere una camicia di forza per costringerli a star fermi.
Gli amici inizialmente considerano l’atleta fuori di sé, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di esserne amici e raccontando in giro le gesta, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile, extraterrestri.
Di seguito alcune testimonianze di ultrarunner che rispondono alla domanda: “Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme?”
Angelo Fiorini: “I miei famigliari, moglie e figli, sono stati contenti di questa mia nuova attività fino a quando si trattava di allenarsi al parco, fare una corsa salutare, hanno accettato anche la voglia poi di fare qualche garetta, fino alla mitica maratona di Roma, guardandomi come un extraterrestre, ma quando ho iniziato l’avventura da ultramaratoneta sono stati subito contrari prendendomi per matto.”
Marco Stravato: “Molti amici pensano che io sia matto, forse che voglio dimostrare loro che sono più bravo, più forte, altri mi ammirano, in pochi vogliono vivere queste esperienze con me.”
Ciro Di Palma: “All’inizio mi davano del pazzo. Adesso sono i miei primi tifosi.”
Michele Belnome: “Che sono un folle. Che non ha senso.”
Mena Ievoli: “Mio marito e mia figlia dicono che sono matta, alcuni amici la stessa cosa altri mi chiedono come faccio a farlo e alcuni mi ammirano.”
Gianluca Di Meo: “Che sono matto, irresponsabile.”
Monica Testa: “Amici e famigliari pensano che sia matta, ma provano tanta ammirazione; solo il marito capisce.”
Armando Quadrani: “Ricordo che quando iniziai a corricchiare le prime garette c'era chi mi credeva matto e chi non mi credeva affatto. Dicevano: ‘mo' corre pure lui, se... vabbè’. Adesso pure loro hanno iniziato a corricchiare.”
Andrea Boni Sforza: “Spesso pensano che sia una pazzia o uno spreco, per loro sono uno ‘sfigato’. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo vale più di tutto.”
Mario Connor: “Dicono che sono matto.”
Efisio Contu: “Che sono un pazzo, ma mia moglie e miei figli sono orgogliosi.”
Luca Pirosu: “Pazzo per i famigliari, un piccolo eroe per gli amici.”
Domenico Martino: “Famigliari e amici mi sono vicino alcuni amici sono un punto di forza mi chiamano spesso in gara mandano messaggi qualcuno dice che sono pazzo........hahaha.”
Sara Paganucci: “I miei famigliari pensano che sono pazza ma vedono che sono più tranquilla e soddisfatta quando corro. All'inizio erano un po ‘gelosi’ del tempo che sottraevo loro, adesso mi seguono e mi sostengono nelle gare.”
Marco Gombia: “Per ora che sono semplicemente un pazzo masochista.”
Mauro Marchi: “Che sono fuori di testa.”
Cristian Zambon: “Certi dicono che sto esagerando, certi che sono un pazzo, mia madre invece è molto orgogliosa, d'altonde lo sarei anch'io se avessi un figlio che disegna la sua vita sul sacrificio, disciplina e onestà.”
Germano Dotto: “Follia.”
Andrea Borgiani: “Che sono matto.”
Franco Magliano: “Che sono pazzo e che loro si stancherebbero a farli con la macchina tutti quei km che io faccio di corsa.”
Giovanbattista Malacari: “Che sono letteralmente fuori di testa.”
Non è il caso, purtroppo, di Vincenza Sicari, maratoneta costretta al letto, quasi paralizzata, che per ora non sa trovare una cura alla sua malattia, rara e complicata che richiede un dispendio economico elevato. Siccome in Italia si fa difficoltà perfornirle le cure, è molto più semplice zittirla dicendole che è malata, sottintendendo che se l'è un po' voluta perché ha già corso tanto in passato allenandosi per le maratone, parecchi km al giorno.
Anche per Vincenza la stessa storia, se la medicina non ha rimedi la paziente è matta, la malattia è nella sua testa: solo così si può congedare una persona che costerebbe tantissimo al Servizio Sanitario. Meglio zittirla, rinchiuderla, meno dispendioso un Trattamento Sanitario Obbligatorio, perché la sua cura non dipende dalla medicina, ma dallo stesso paziente. Vincenza deve trovare in sé stessa le risorse, le capacità per aiutarsi. Ed allora intervengono i suoi amici runner, altri matti, e solo loro possono comprendere la sofferenza, il dolore, il senso di rabbia e di impotenza di Vincenza e così fanno di tutto per aiutarla nella loro pazzia contagiosa.
Un grande cuore ed una elevata sensibilità dimostrano di avere i runner e gli ultrarunner; se una di loro ha un problema, basta dar voce al problema e si cerca di trovare una soluzione e tante possono essere le soluzione, ma il fine è unico: aiutare Vincenza che per il momento sta male, di un male che appare raro, quasi inspiegabile dalla medicina e richiede ulteriori accertamenti e cure adeguate, possibilmente all’estero come spesso avviene.
E allora che fare per una persona che sta male? ognuno ha i suoi problemi, ognuno ha qualcuno in famiglia o un amico o un conoscente che sta male. Ma il popolo dei runner, sa guardare anche agli altri: me compreso, si attiva perché quando un atleta si impegna nello sport, fa sacrifici per ottenere risultati, ci rappresenta nelle manifestazioni internazionali e mondiali come le Olimpiadi, sa che tocca anche a noi fare qualcosa per qualcuno, attivarsi ognuno con le proprie modalità e possibilità, senza se e senza ma.
Ecco un pensiero per Vincenza di uno dei tanti donatori: “Vorrei fare di più, vorrei anche abbracciarti, stringerti ed accarezzarti, vorrei farti comprendere quanto questa storia non è solo la tua, ma anche la mia e quella di tanti altri”.
Ecco allora che gli ultrarunner della Ultramilano-Sanremo si sono attivati per Vincenza . Così scrivono sulla raccolta fondi della Rete del Dono: “La nostra storia di atleti parla di salite, di sudore, di fatica e di sfide. Ora possiamo affrontare tutti assieme un’altra sfida, ancora più grande e ancora più importante. Correre assieme a una di noi che oggi ha bisogno del nostro aiuto. La maratoneta olimpicaVincenza Sicari dal 2013 soffre di un grave disturbo neuromuscolare difficile da diagnosticare e curare e ha bisogno di un aiuto per affrontare questa sfida. Noi atleti di UMS, in occasione dell'edizione 2016 dell'ultramaratona no stop più lunga d'Europa, che si terrà dall'8 al 10 Aprile, corriamo assieme una gara nella gara: raccogliere fondi in favore di Vincenza per finanziare la ricerca e spedire le sue biopsie all’estero. Dona ora su Rete del Dono. http://bit.ly/1Uc4nWw “