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Buongiorno Stefano, se da piccolo ti avessero detto che il 21 agosto del 2016 avresti rappresentato l’Italia della maratona alle Olimpiadi, cosa avresti pensato?
“Il sogno di ogni atleta è l'Olimpiade, da piccolo guardavo in TV atleti fortissimi che gareggiavano per il loro rispettivi paesi e mi affascinavo. Ricordo come ieri la gara di Gebrselassie a Sidney 2000, finendo in una volata storica con Tergat... Ad agosto ci sarò io. Questo è un sogno che si avvera.”
E, adesso che mancano pochi mesi all’appuntamento, con quale spirito ti stai preparando e quale risultato speri di raggiungere?
“Sono consapevole che sono in preparazione per l'evento sportivo più importante che si possa fare. Non posso dire certo che prenderò sotto gamba la gara, ma mi sto già preparando per essere al meglio nella competizione a cinque cerchi. Il risultato che spero e quello di concludere la fatica avendo dato il 100%.”
Quando hai cominciato a credere che il pass per Rio era un obiettivo alla tua portata?
“Al termine della maratona corsa a ottobre ad Amsterdam, lì mi sono reso conto che le fatiche fatte in preparazione erano poi state ripagate.”
Il 1 marzo 2015 a Treviso hai centrato il tuo esordio in maratona con il crono di 2h12’05”. Come ti sei avvicinato alla distanza regina? Chi ti ha accompagnato in questo percorso?
“È stato un avvicinamento graduale e naturale. Nella prima parte di carriera correvo tanto in pista, dai 1500 ai 10000m. Poi piano piano mi sono spostato nelle gare su strada e sulle mezze. La scelta di correre la maratona è avvenuta perché ero alla ricerca di nuovi stimoli, stimoli che solo una gara con queste difficoltà poteva darmi.”
Torniamo invece ancora più indietro nel tempo: come ti sei avvicinato alla corsa?
Come tutti noi grazie all'attività scolastica, con i famosi giochi della gioventù. È stato amore a prima vista.”
Qual è stata la più grande soddisfazione raccolta fino ad ora nella tua carriera agonistica?
“Sicuramente la prima maratona corsa a Treviso ha un significato particolare. È stata la gara che mi ha fatto pensare che la distanza di maratona era alla mia portata e qui avrei potuto dire la mia.”
C’è un atleta che per te rappresenta un modello?
“Da piccolo tifavo e gurdavo Gebrselassie. Haile era l'atleta per eccellenza, ammiravo anche la sua capacità di proporsi ai tifosi.”
Hai avuto la fortuna di correre e allenarti più volte in Kenya e in altre parti del mondo. Quali impressioni ti hanno lasciato queste esperienze e come vedi il mondo della corsa al di fuori dell’Italia?
“Si, ho la fortuna di allenarmi con atleti di tutto il mondo, in paesaggi bellissimi e con atleti di culture differenti. Ad ogni stage di allenamento fatto all'estero ritorno con un bagaglio di sensazione e esperienze che nient'altro potrebbe darmi.”