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C’è il Killer e Flavio Rock, il Fer, c’è pure il Tigre, il Griso, Corr, Nick, Luis e il Pres. E c’è anche la Keta (che, del resto, non manca mai). Detti così, sembrano i nomi di leggendari personaggi di un altro tempo. E forse un po’ lo sono. Ma soprattutto c’è Dario.
Che non sarebbe stato il solito allenamento del sabato lo avevo capito da subito. Anche perché “I Muscoli del Lario”, e i loro amici, cose tanto normali non le fanno. Con loro avevo già corso la mezza maratona di Como: 21 chilometri in compagnia di Dario, a turno spinto, sulla sua joelette, fino all’arrivo.
Dario è un ragazzo di 25 anni, vive ad Orsenigo. All’età di 12 anni gli è stata accertata una malattia genetica rara, nota come "Atassia di Friedreich", una patologia neurodegenerativa che lo ha costretto alla sedie a rotelle. I 21 chilometri con lui sono stati speciali. Al bando tabelle, ripetute, maratone nel deserto o super trail. Non ci sono arrivi, non ci sono distanze. Adesso si punta al Bolettone insieme a Dario. E al suo papà Giulio. Così, sabato, l’appuntamento è ad Albavilla. Il tempo ci assiste. Il Bolettone è là, sovrasta il lago di Como. Che, quando vogliamo, senza nemmeno doverci pensare troppo, indossiamo le scarpe e andiamo ad ammirare. E così è stato. Dall’Alpe del Vicerè fino alla croce spingendo Dario.
Ogni passo è una festa, la nostra maratona verso il cielo è iniziata. C’è chi spinge la joelette, c’è chi accompagna, tutti verso il Bolettone, che è lassù ad attenderci, con le sue braccia aperte, baciato dal sole. Davanti alla croce non ci sono albe, non ci sono tramonti: c’è una solo fotografia. Al rifugio (che non a caso si chiama Bolettone) troviamo ristoro. Si scherza, ci sono i racconti fantasmagorici delle imprese del Tigre, si ride. Riscendiamo. E anche i sassi, che, solitamente, a me abituata all’asfalto, creano sempre qualche attesa, oggi pare non esistano. E torno a casa. Con Dario negli occhi.