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Avevo trascorso una meravigliosa estate fino a quella maledetta notte del 24 agosto, malgrado una fastidiosa tendinosi all'achilleo sinistro che, interrotte di nuovo le ambizioni podistiche, mi aveva dirottato alla bici su consiglio del mio amico Rocky. Così passavo le giornate tutto preso ad organizzare la gara trail della festa del mio paese, e tra le pedalate lungo le verdi montagne della Laga e dei Sibillini con tuffo finale nella "improvvisata" vasca termale di acqua sulfurea a ridosso del fiume Tronto nei pressi di Acquasanta Terme.
Chi poteva considerarsi più fortunato di me? Avevo a completa disposizione, a titolo gratuito, infiniti percorsi naturali che conoscevo a menadito, tra splendidi borghi incantati di pietra arenaria, dove ad ogni uscio un volto amico era pronto ad offrirmi un corroborante ristoro, una vasca da idromassaggio termale naturale tutta per me, ed il minestrone fumante delle verdure del mio orto ad attendermi sul tavolo della cucina. Era una vita da sogno, e come tutti i sogni è stata interrotta dalla nefasta calamità che ha colpito le mie terre.
Nel mio villaggio era festa, una delle tante notti di baldoria che si accavallano nel corso della "Festa Bella", rievocazione triennale della battaglia di Lepanto; la meglio gioventù era in piazza a "svitare le lampadine" sul ritmo di musica dance, mentre tutti noialtri cercavamo un sonno ristoratore, imprecando nelle nostre stanze poco insonorizzate con finestre e persiane rigorosamente chiuse. Maledicevo la mia malasorte, Morfeo aveva difficoltà ad accogliermi tra le sue braccia, in un paesino di montagna fresco ed esente da zanzare, per via di quelle maledette "casse acutistiche" rimbombanti.
Poi ... uno strano soffio di vento, il mio letto che sobbalzava, le pareti divisorie che si staccavano, la fuga in pigiama con la vecchia madre tra le braccia tra le suppellettili, la corsa ad aiutare i nipoti, i famigliari ed i vicini. "Lu tirramute, lu tirramute" urlavano i vecchi; "Cosa è stato?" mi dicevano i bambini. Sono seguite ore drammatiche, vissute in una radura a ridosso dell'abitato, con le notizie carpite dalle radio e dai cellulari che ci informavano della sorte dei nostri amici dei paesi vicini. Paesi che non ci sono più ... amici e parenti che non ci sono più. Il resto è tutto come in un film catastrofico hollywoodiano, gli elicotteri, le ambulanze, le bare, le tendopoli, i mille volontari, i pompieri, l'esercito, le forze dell'ordine, le telecamere, le macerie, le strade interrotte, le lacrime, gli sciacalli, gli scandali... Ed io che voglio tornare a correre, ho una maledetta voglia di correre, ma non posso farlo, me ne vergognerei... Per tutto quello che c'è e ci sarà da fare per la mia terra, per il mio splendido mondo di favola che non c'è più.