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Ho iniziato tardi a correre la maratona, a 44 anni: la seconda della mia “carriera” fu Carpi nel 1985, campionato italiano assoluto vinto da Osvaldo Faustini in 2h14’10”; tornai a Carpi cinque anni dopo, maratona entrata nell’orbita di Ivano Barbolini (terza edizione), non più su quattro giri; vinse Severino Bernardini in 2h11’54” , tempi che oggi i nostri atleti anche olimpici si sognano.
Per questo mi si stringe il cuore nel constatare l’inesorabile declino di Carpi. Essendo un economista attribuisco molta importanza ai numeri: nella mia statistica delle maratone italiane dal 2006, Carpi è passata da 1347 classificati, con un picco nel 2008 di 1996, a soli 414, ben 116 meno dello scorso anno.
Ma se Carpi piange il resto non ride. Napoli, Livorno e Piacenza hanno alzato bandiera bianca e le altre soffrono non poco e stringono i denti in attesa del “diluvio”; perché dal prossimo anno tutte le maratone dovranno essere nazionali, e oggi la sola approvazione costa 3000 euro. In Piemonte abbiamo quattro maratone, due regionali (800 euro) il prossimo anno probabilmente spariranno; e forse è un bene, nel senso che oggi abbiamo la bellezza di (almeno) 50 maratone in Italia, troppe, e molte fatte male, il problema è capire dove vuole andare a parare la FIDAL.
Il Run Project propone tre livelli di manifestazioni, gold, silver e bronze, con particolare attenzione a un sistema di protezione a seconda dei livelli.
Sono usciti i criteri di valutazione delle rispettive fasce; il livello Bronze prevede 11 item di base, direi ovvii: regolamenti FIDAL, omologazione, indicazione di ogni chilometro sul percorso, ristori e spugnaggi, transponder, assistenza sanitaria, dossier tecnico/operativo, sito dedicato, pagamento dei premi entro 90 giorni (magari!), risultati a FIDAL entro 24 ore.
Il difficile viene dopo, va bene che per il livello Silver si chiede la soddisfazione di 10 su 13 condizioni e per il livello Gold di 13 su 16, ma già con la partecipazione siamo in alto mare: nella Silver i classificati devono essere oltre 2000 e nella Gold oltre 5000; i risultati delle nostre maratone dicono che solo Roma (13884) e dai dati dello scorso anno Firenze (8000) e Venezia (6600) possono farne parte; delle Silver solo Milano, 3719 e forse Reggio Emilia (3000) e Verona (2700) nel 2015 possono farne parte, le altre sono tutte lontane: Torino 1576, Padova 1451, Rimini 1231, e Ravenna se arriverà a 1000 coi Campionati Master, sono le sole che riescono ancora a barcamenarsi in un’aurea mediocrità che fa spavento.
Solo per completare il quadro, accenno ad alcuni requisiti delle Silver: tempo del primo non superiore a 2h22’30”, della prima 2h45’00”, non italiani il 15% (cioè 300) e di almeno 20 Nazioni, chiusura al traffico, TV in differita e sintesi di 20’, classifiche in tempo reale sul web, due conferenze stampa (prima e dopo), promozione internazionale, montepremi minimo 20000 euro.
Per le Gold la media dei tempi dei primi tre uomini non deve essere superiore a 2h15’00” e donne 2h35’00”, non italiani il 20% (cioè 1000) e di almeno 50 Nazioni, TV in diretta o differita entro due ore, con diffusione in almeno 10 Paesi, indicazione chilometrica, e in miglia ogni cinque miglia, classifiche parziali e finali in tempo reale sul web, che deve essere anche in inglese, montepremi 40000 euro.
Niente da dire, siamo a livelli degni delle più grandi maratone del mondo, ma chi da noi sarà capace di tanto? E poi con quali risorse ?
Se 50 maratone sono tante, troppe, e almeno una ventina con meno di 200 partecipanti è naturale che sparisca, c’è da chiedersi se il podista medio desideri veramente delle maratone a cinque stelle o se gli bastino quelle a due. Il problema è che anche quelle poche risorse che i Comuni sono disposti a mettere a disposizione devono avere l’etichetta nazionale e le “stelle” internazionali … come Zain.
Aspettiamo il 2017 e vediamo dove la barca va; conoscendo abbastanza la “filosofia” di molti organizzatori, azzardo che a livello territoriale vedremo il fiorire delle 21 e 42 chilometri a scapito delle maratonine e maratone nazionali, confermando ancora una volta quanto la FIDAL nazionale sia lontana dalla periferia.