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Era venuto dal sud per fermarsi Oltrepadus, il Fabri. A dispetto dei luoghi comuni, pur venendo dal sud, il Fabri era anche veloce. E i suoi studi non gli avevano insegnato nulla di idraulica e di tutte le applicazioni che quel geniaccio di Leonardo aveva sperimentato in terra lombarda. Il suo viaggio volgeva al termine e cominciò a frenare su una pianura scivolosa e umida. Che ne sapeva lui di canali irrigui, conche,navigli, alzaie, prati a marcita? Lui veniva da una terra se non secca, certamente asciutta. E subito s’accorse che, inevitabilmente, sarebbe “andato lungo”. Tanto lungo da arrivare fino a Marte, farci un paio d’orbite attorno a garanzia di una frenata “in sicurezza”. Nel doppio giro di rallentamento scopri che Marte disponeva di “beni” buoni e necessari anche in Terra. E se ne prese un po’. Atterrò in quel di Milano ed offri ai milanesi quanto raccolto su Marte. Inutile fare un elenco. Ognuno di noi sa cosa (perché qualcosa ognuno ha ricevuto) e come, sopratutto come, Fabrizio distribuì il suo raccolto marziano. Senza andar lungo, credo sia sufficiente ricordare il sorriso con il quale accompagnava ogni sua azione. Per non parlare dei travestimenti. D’altra parte, un giullare che non sorride che giullare è! Fabrizio era tale nel senso più antico e profondo del significato. Le sue “stravaganze” erano vere e proprie provocazioni verso una città dai mille difetti e tanti pregi. Una città storicamente impegnata “a fa i danèe” anche per gli altri ed ora occupata a far sopravvivere il suo autentico tessuto economico-sociale malgrado l’aggressione della corruzione, del pressapochismo e l’inadeguatezza delle azioni di governo. Il Giullare non si è discostato molto dalla tradizione cittadina. “Anca lu l’a faa i danèe”: prima per gli altri (qualcuno certamente il conto lo ha tenuto) e poi per se stesso. Ha ricavato di che vivere anche per se e lo sosteneva senza ipocrisia di fronte all’esercito di ipocriti sostenitori della teoria dello sport algido, pulito, lontano dai danèe…. Un buon giullare per essere tale deve essere anche un buon politico. Fabrizio ha saputo esserlo. Ha avviato la costruzione di uno spazio d’azione sportiva e sociale autonomo, lontano dai canoni tradizionali dell’agonismo codificato anche per gli ottuagenari oppure dalla prestazione a tutti i costi già per i lattanti. E in questo spazio ha dato un po’ di dignità a quell’esercito di nani e ballerine del circo sportivo, purtroppo ancora in gran parte preda inconsapevole di un Molok insaziabile. Rischiava grosso il Marziano quando si avvicinava al Molok ma, da buon politico “doveva” rischiare. E questo ha fatto. E’ inutile esercitarsi a stabilire se la contaminazione c’è stata ed in quale misura. Il problema è di mantenere attivo l’esercito marziano che negli anni Fabrizio ha costruito. La mia indole mi trascina alla prudenza. Ma mi induce alla speranza la chiesa strapiena di giallo marziano. A proposito di colori, una nota cromatica. Nell’ondata di giallo che colorava l’ultimo saluto a Fabrizio (palloncini, fiori, magliette) c’era una fascia tricolore: stonava. Nei nostri confronti (talvolta scontri) circa la politica sportiva che il nostro Paese dovrebbe perseguire, inevitabilmente si doveva tirare in ballo anche la politica politica. Più di una volta convenimmo che la “nostra Politica “ non era la “loro politica”. E si sorrideva….. Sorridi anche stavolta. A proposito di politica (ma quella partitica) qualche volta e con leggerezza ne abbiamo parlato. Ma non ho mai ben compreso con chi stai. Già, tu stai su Marte…….