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Federico Crotti, alla ricerca sempre delle gare più dure, estreme, si è imbattuto nel Madeira Island Ultra Trail, ed ha scelto giustamente la distanza più lunga: 115km e 7000m di dislivello con partenza a mezzanotte. A fine gara l’ha definito “il trail più duro mai fatto, per condizioni climatiche, pendenze, dislivelli. Paesaggi incredibili, unici.”
Vince Zach Miller in 13h50, tra gli italiani eccellentissima prova di Fulvio Dapit, sempre tra i primi e alla fine 6° in 14h40.
Federico arriva felicissimo come un bimbo, 2° di categoria: la prima volta sul podio a 50 anni.
Anche l’amico Germano Dotto sale sul podio della gara ‘minore’ di 85 km, ma sul gradino più alto della categoria M55. Gli ho chiesto che significa partecipare ad una gara estrema.
“Partire per un viaggio in compagnia di persone esclusive.”
Federico Crotti, un atleta che ha iniziato con il piacere di correre sperimentando sempre di più le sue possibilità, la sua forza di volontà, ha scoperto il trail e l’ultratrail, arrivando a modificare la sua dieta col diventare vegano. Federico è alla continua ricerca dei suoi limiti: per lui più è dura la gara più è grande il trionfo.
- Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
“E’ stato graduale. Sono partito dalle distanze più brevi (10 – 15 km) per poi passare alla maratona. Poi mi sono appassionato alle gare di montagna arrivando a percorrere ultratrail oltre i 100 km.”
- Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?
“Riuscire a percorrere distanze che in passato non immaginavo di riuscire a fare. Riuscire a superare i momenti di crisi che si verificano puntualmente in ogni gara.”
- Cosa ti spinge a continuare?
“Scoprire i miei limiti. Dove può arrivare la forza di volontà. Inoltre sto imparando a conoscere veramente il mio corpo, le mie risorse fisiche, specie da quando sono vegano.”
- Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutino nelle gare estreme?
“Più la gara è difficile e più per me è stimolante. Più ho sofferto durante la gara e più è soddisfacente riuscire a tagliare il traguardo.”
- Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme?
“Non capiscono dove trovo le motivazioni. Ma comunque si interessano e mi aiutano a praticare questa mia passione agevolandomi e non ostacolandomi. Mi consigliano di fare attenzione e di non esagerare, ritenendo la mia passione usurante per il fisico e pericolosa.”
- Che significa per te partecipare ad una gara estrema?
“È una gara che richiede una preparazione fisica e mentale fuori dal normale. Una gara che richiede una capacità di adattamento notevole a situazioni climatiche anche difficili.”
- Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
“Sono molto tenace e combattivo. E preparo le mie gare in modo scrupoloso.”
- Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti?
“Nulla di diverso. In passato mi sono appassionato ad altri sport: da giovane fino ai 30 anni sono stato calciatore, poi ciclista, tennista e ora runner.”
- Usi farmaci o integratori?
“No. La mia dieta è composta per il 70/80 % di frutta, che considero la mia medicina.