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Letto così, sembra il titolo della classica commedia leggera da vedere al cinema senza farsi troppe domande. Invece è tutto vero. I protagonisti sono due. Uno è Wayde van Niekerk, il talentuoso quattrocentista sudafricano che sabato con 43”03 ha conquistato il titolo olimpico, cancellando il record di Michael Johnson. Johnson, ve lo ricordate? A noi stava un po’ antipatico perché nel 1996 aveva osato battere il primato sui 200 metri del nostro Pietro Mennea, facendo la stessa cosa sui 400, dove aveva portato il limite a 43”18. Quello che quando correva sembrava seduto, non un bel vedersi, anche se non si poteva dire che la sua meccanica non fosse efficace.
L’altra protagonista è Ans Botha. Un’arzilla bisnonna di 74 anni. Probabilmente se la vedeste al campo sportivo che frequentate, cerchereste di aiutarla, domandando se sta cercando il nipote o se per caso si è persa. Invece no, la signora in questione è il coach di Wayde, quella che dopo un grave infortunio, lo ha convinto a mollare lo sprint per puntare sul giro di pista. E pensare che con l’età si perdono diottrie. In questo caso ci sembra che “Zia Ans”, come la chiamano al campo, abbia la vista lunga. Lei che allena alla Free State University ed è stata capace di far limare più di quattro secondi a van Niekerk. Dopo una carriera da sprinter e lunghista, Ans Botha ha accumulato oltre 50 anni di carriera come coach. Dal 2012 segue van Niekerk, a cui ha insegnato tutto, allenamento e la giusta disciplina. Se pensate che a 74 anni abbia i suoi pallini ed una certa rigidità, vi sbagliate di grosso, perché lei stessa ammette di guardare con attenzione anche gli altri atleti, cercando di “copiare” le nuove idee. Insomma una bella dimostrazione di umiltà ed elasticità mentale. Alla faccia dei luoghi comuni.
Pensateci su. Forse anche Voi avete ascoltato con poca convinzione i consigli di qualche allenatore coi capelli bianchi, ritenendo che fossero superati.
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