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Alba Milana nasce in piazza S. Rocco a Olevano Romano, terra di vigneti (è famoso il vino Cesanese) e di uliveti, nel basso Lazio, il 17 marzo 1959, da Angelo, agricoltore e Margherita, commerciante in un negozio di calzature, con due sorelle, Ornella e Rosaria. Alta 1,71, con peso forma di 40 kg, Alba ha scoperto l’atletica a 12 anni, iniziando con una gara patronale e proseguendo con i Giochi della Gioventù, nei primi anni Settanta. Il suo primo tecnico è stato Umberto Tranquilli, mezzofondista e campione italiano, il quale fece capire al padre Angelo che la figlia poteva diventare una valida mezzofondista. Il genitore così iniziò a farle da autista, con lo scassato pulmino 850, da accompagnatore e da tifoso, girando prima per il Lazio e poi per l’Italia. La Milana si tesserò prima per l’Entel di Roma e poi per il M.C.L. (Movimento Cristiano Lavoratori). Alba, studentessa all’ISEF Statale di Roma, ha gareggiato tra le file della società Fiat Sud Lazio di Formia, presieduta da Elio Papponetti e seguita dal Maestro dello Sport Fabio Arcioni. Il dottor Giancarlo Gambelli a una visita medica nel 1974 sentenziò: «Così leggera com’è non consuma niente quando corre; con un cuore eccezionale come il suo, le gare di resistenza le sono particolarmente congeniali».
Dopo un’attività iniziale nei campi del cross e in pista, alla ricerca soprattutto di soddisfacenti riscontri cronometrici sui 3000 m, l’atleta laziale si è dedicata alle corse su strada e in particolare alla maratona, vincendo su questa distanza due titoli italiani nel 1982 e nel 1983.
Nel 1982 a Verona nel III Campionato Italiano di Maratona femminile ha vinto il suo primo titolo con il tempo di 2h41’45” (terza prestazione italiana), benché reduce da un infortunio. Appena un mese prima, alla II edizione della Corsa delle Rondini di 9,8 km a Roma, era stata travolta dal gruppo: caviglia pluricalpestata e fratturata, applicazione di gesso; solamente dieci giorni prima della gara Alba aveva tolto il gesso alla caviglia.
Quindi, pur con una preparazione non perfetta, Alba ha saputo cogliere il successo, testimoniando come la leggerezza sia fattore che avvantaggia chi si cimenta nelle lunghe distanze, poiché ha un dispendio calorico inferiore e sottopone la struttura fisica a un carico di lavoro ridotto (si ricorda che a ogni passo di corsa, sulla colonna si ripercuote un carico del valore del peso corporeo triplicato). A Verona, partita con il piede ancora gonfio e con l’intenzione di effettuare un semplice test di efficienza, ha condotto una corsa giudiziosa, con un finale in crescendo, giungendo sola davanti ad atlete accreditate quali Rita Marchisio (2h44’45”), azzurra in diverse occasioni; 3^ fu Maria Pia D’Orlando (Cus Milano), allora 48enne, al personale (2h46’13”), già vincitrice di un titolo italiano.
Per Alba viaggio post-gara notturno in treno, in quanto la mattina del lunedì doveva sostenere all’ISEF l’esame di atletica leggera. Il suo professore Raffaele Adornato, si complimentò con l’esaminanda e le porse il semplice quesito sulla distanza effettiva della maratona. La risposta della neo-campionessa fu: «42 chilometri e qualcosa…». Il professore: «Esattamente?» «Esattamente non lo ricordo…». - «Respinta! Torna fra tre mesi».
In seconda istanza, la Milana fu promossa con 30 e lode, discutendo la tesi di diploma proprio sulla preparazione alle corse di mezzofondo e fondo. Ai quei tempi viveva a Olevano, si alzava molto presto la mattina per aiutare i genitori nella lavorazione dei campi e trovava il tempo per frequentare l’ISEF a Roma. Il 9 agosto 1981 aveva vinto il Campionato Italiano di Mezza Maratona con il tempo di 1h18’03” davanti a Laura Fogli e Margherita Gargano, dimostrando nell’occasione già il suo valore. Fu poi 2^ ai Campionati Italiani di Corsa in Montagna nel 1982 e 1a ai Campionati Italiani di Corsa a Tappe nel 1983 in Umbria.
Sulla maratona vanta un 4° posto ai Campionati Europei di Atene (2h38’54”), il 15 settembre 1982, alla sua seconda 42,195 km, senz’altro il risultato di maggior rilievo della sua carriera, nel giorno in cui Laura Fogli si piazzò al 2° posto (2h36’28”), dietro alla campionessa portoghese Rosa Mota (2h36’03”). Fu quella la prima volta che le donne correvano la distanza in una competizione ufficiale. La partenza avvenne dal tumulo di Maratona con arrivo dentro lo Stadio Panathinaikos di Atene, il medesimo che nel 1896 aveva celebrato la vittoria del greco Spiridon Luis che lì riposa dal 1940; stesso luogo che nel 2004 avrebbe decretato il trionfo di Stefano Baldini. Gli Europei di Atene, con il 4° posto, pur lasciando un po’ d’amaro per il mancato podio, conferirono alla Milana una nuova dimensione, quella internazionale.
All’Amatrice-Configno dell’agosto di quell’anno giunse 2^ e poi fu 3^ al Campionato Italiano di Mezza Maratona a Gubbio il 29 agosto, dietro a Fogli e Marchisio.
Nella II Romaratona dell’aprile 1983 Alba ha vinto il suo secondo titolo italiano femminile sulla maratona con il tempo di 2h32’57”, nuovo record personale, nella gara che doveva essere una passerella per l’affascinante neo-zelandese Allison Roe, ex primatista del mondo della specialità, e che vide al 2° posto Rita Marchisio (2h36’54”), al 3° la britannica Joyce Smith (2h38’04”). Queste le parole del giornalista Gianni Merlo de La Gazzetta dello Sport: «Alba Milana è una donna sottile. Ha conquistato Roma correndo leggera per le vie antiche e quelle dei quartieri popolari, che le hanno riservato addosso stupore e affetto. Alba arriva a malapena a 40 chili di peso quando è vestita. Ma non è piccina, la sua statura supera il metro e settanta. Ha la struttura perfetta delle atlete che si impegnano sui lungi percorsi. Da ragazzina ha asciugato il fisico correndo per passione, ora insegue dei sogni piuttosto ambiziosi, anche se non lo vuole ammettere. […] Ormai è nota la bugia che le ha permesso di vincere il primo titolo di maratona lo scorso anno. Per poter partire per Verona, in quei giorni, dove era in programma la gara, aveva detto al padre, sor Angelo, che andava ad assistere le compagne». (cfr. M. Elviretti ed., Storia di una maratoneta… all’Alba vincerò. Alba Milana la gazzella di Olevano Romano, Roma 1990, 125).
Poi si ricorda una sua partecipazione alla I edizione dei Campionati del Mondo di Helsinki nel 1983, dove fu però costretta al ritiro. Alla New York City Marathon del 27 ottobre Alba si riscattò con un dignitoso 4° posto (2h37’46”), mettendo a frutto l’enorme mole di lavoro svolto per la gara di Helsinki.
Giunse poi 2^ al Campionato Italiano di Maratona a Milano il 20 aprile 1984 in 2h34’19”, dietro a Paola Moro (2h33’03”) e davanti a Maria Curatolo (2h27’29”), nella gara vinta al maschile dal nuovo primatista Gianni Poli (2h11’05”). Di seguito Alba, 25enne, ottenne un dignitoso 12° posto alle Olimpiadi di Los Angeles del 5 agosto 1984 (2h33’01”, 2^ migliore prestazione italiana dell’anno, dopo il 2h29’28” di Laura Fogli nella medesima competizione, vinta dall’americana Joan Benoit). Se ne era fatta di strada, dopo che ai Giochi Olimpici del 1928 i membri del CIO sentenziarono: «Le donne non sono fatte per correre», quando videro stramazzare sulla pista le finaliste degli 800 m. Bisognerà attendere Roma 1960 per rivederle impegnate nella prova degli 800 m e poi Los Angeles 1984 per assistere alla prima gara sui 42,195 km.
Nel 1984 ‒ come rivelava il suo tecnico Arcioni (Correre, 1984/32, 14-17) ‒ la Milana si allenava 9 volte a settimana e,quando non era in raduno nel college di Ostia o sotto gli occhi attenti del suo allenatore in qualche stadio di Roma, preferiva correre nelle campagne del suo paese natale. L’inverno di quell’anno era stato dedicato ai lavori di resistenza e potenziamento muscolare, usando cavigliere, sovraccarichi e corsa in salita.
Se il 1984 è stato l’anno della svolta, il 1985 è stato l’anno della consacrazione: il 13 aprile alla I edizione della Coppa del Mondo a Hiroshima, la squadra azzurra conquistò il 1° posto a squadre (Fogli, Marchisio, Scaunich, Curatolo, Milana = 7h51’27”), davanti a Unione Sovietica e Rep. Dem. Tedesca. Sul podio le nostre bandiere, dell’Italia che correva e vinceva: due emiliane, due piemontesi e una laziale.
Pur non correndo un numero elevato di maratone, Alba ha conseguito notevoli successi, indossando più volte la maglia azzurra; è stata, assieme a Laura Fogli, Rita Marchisio, Emma Scaunich e Paola Moro, la maratoneta di più alto valore in Italia, con buoni risultati anche in terra straniera. Quattro le sue partecipazioni ai Campionati Mondiali di Cross Country (Cross delle Nazioni): 32^ nel 1980, 33^ nel 1981, 11^ nel 1983, 28^ e 1^ italiana nel 1984 (16’41”).