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Poco più di un mese fa era toccato ad un trailista di lasciarci le penne in Piemonte; il 19 marzo è stata la volta di Lorenzo Tulisso 44 anni, bancario di Gemona del Friuli, nel Monte Ercole Trail , “corsa in montagna NON COMPETITIVA di 17 km dislivello + 700 metri, ambiente alpino e collinare”. La cui classifica, pubblicata dal sito http://www.e20sportrun.it/wp-content/uploads/2016/08/CLASSIFICHE-MET-2017-1.pdf, conta 100 arrivati tra 1h 30 e 3.50, e tragicamente mette all’ultimo posto, tra i non arrivati, 94 TULISSO LORENZO M.
La notizia circolata sul web parla di “destino”: ma per destino s’intende il corso degli eventi immutabile e indipendente dalla volontà umana, allora in questo caso si può ragionevolmente parlare di “sorte ria”?
Prima di tutto, come si può etichettare come “non competitiva” una manifestazione che prevede classifica e rilevazione dei tempi tramite transponder?
Anche ammesso e non concesso che ciò sia possibile, la legge sulla tutela sanitaria prevede che per gare di una certa difficoltà, superiori ai 20 km o in ambienti particolari (vedasi la montagna) è necessario il certificato medico con la prova sotto sforzo, non basta il semplice certificato “non competitivo”.
C’è stato un altro periodo storico, quello delle marce alpine, in cui si pensava che la corsa in montagna fosse la massima espressione della libertà di muoversi in un ambiente naturale, poi la FIDAL pose delle regole a tutela della salute dei partecipanti: obbligo di omologazione dei percorsi per escluderne la pericolosità (ricordo il Monte Chaberton a 3000 metri da cui si scendeva per un tratto aggrappati a una corda), fissazione delle distanze e dislivelli per le varie categorie di età, controllo dei Giudici lungo il percorso.
Ora è il momento del trail, e l’articolo 28 delle Norme FIDAL è quanto di più fumoso si possa immaginare: l’unico limite è la percentuale massima di tratto asfaltato, il 20 %, ma non ci sono limiti di dislivello, non ci sono limiti di età, tutta la responsabilità è del Comitato Organizzatore, che utilizza personale proprio per il controllo della gara, con un Giudice FIDAL che dà ufficialità ai risultati.
I casi sono due: o si accetta il principio che ogni persona maggiorenne si assume le sue responsabilità (ma va stabilito con una legge ad hoc perché attualmente non è così), o si deve, per il bene di tutti, porsi intorno a un tavolo e scrivere delle regole precise sul trail, non asfissianti e pignole, ma che abbiano un minimo di logica e razionalità.