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Vito Piero Ancora è il primo italiano a tagliare il traguardo delle 1000 maratone/ultra. Il mitico numero l’ha raggiunto il 3/06/2017 sul Lago d’Orta alla Maratona della Madonna del Sasso, in uno scenario paesaggistico d’incomparabile bellezza. Circondato da una scorta internazionale composta da altri patiti delle corse di lunga distanza, è partito dalla riva del Lido di Gozzano (294 m) ed è salito a Valpiana (704 m); immerso nella quiete di una foresta di larici, ha raggiunto la bianca roccia granitica sulla quale sorge il Santuario della Madonna del Sasso (638 m), da dove con un solo sguardo si domina tutto il lago e i monti della riviera orientale; infine, è sceso a Boleto, Pella e, correndo sulla sponda occidentale, è tornato al Lido di Gozzano dopo 44,5 km, ai piedi della torre longobarda di Buccione.
In serata, Gran Galà sulla sabbia del Lido, con la tedesca Sigrid Eichner (2047 maratone) a far da madrina. La prima maratona l’aveva corsa nel 1999 a Torino.
Nato a San Vito dei Normanni (BR) nel 1953, passa il resto del suo tempo sui treni della dorsale adriatica che collegano la cittadina pugliese, dove ha i suoi affetti, con Milano, dove lavora come tecnico d’impianti al Ministero di Grazia e Giustizia. Quello per il podismo è un amore tardivo, ed è risaputo che quelli dell’età matura fanno perdere la testa. Le forti gambe e l’elevata capacità aerobica sono il frutto degli incostanti amori giovanili per il ciclismo prima e per il tennis poi. Ha iniziato la corsa non con una semplice 5-10 km, ma con la Stramilano. E chi comincia direttamente con una quasi mezza maratona non poteva che essere predestinato a grandi risultati. L’approdo alla gara regina è stato la naturale evoluzione e, fatta la prima, le altre sono venute come le ciliegie, complice la compagnia di Giuseppe Togni, William Govi e la supervisione di Sergio Tampieri. Non si contano le serie di dieci maratone consecutive completate, che gli hanno permesso di portare una media annuale di 50 maratone, con un picco di 83 nel 2016. Poi le 42,195 km hanno cominciato a stargli strette e si è lanciato nel mondo delle ultramaratone. Non c’è una 100 km italiana cui non abbia partecipato, e il Passatore lo ha fatto per ben 15 volte. E perché ancora non si stancava, è stato costretto a dedicarsi alle 48 ore, stabilendo la migliore prestazione italiana nel 2006 a San Vito al Tagliamento con 318 km. Delle mille, più di un quarto sono gare superiori alla distanza di Filippide. Insomma, non si è risparmiato. Il suo non è un record da minimo sindacale.
Per lui che ha corso in tutti i continenti Australia esclusa, la più bella è la Los Angeles Marathon, la più dura la Galturer Marathon (Austria), la più infernale la Sparkassen Marathon Sondershausen, in una miniera di salgemma a 1 km di profondità, la più ecologica la Marathon Fin del Mundo – Ushuaia, ad inquinamento zero e con l’aria più pura.
Vito Piero Ancora è tipo riservato e di poche parole. Se gli si chiede perché abbia macinato tanti chilometri, rimane sorpreso: “Correre è bello, e basta; se poi si corre insieme è ancor più bello”, che sono i principi fondativi del Club creato da Sergio Tampieri nel 1996.
Se personifica l’allievo ideale del fondatore, non così si può dire delle sue caratteristiche antropometriche. Altezza 1,72 m e peso 84 kg, è l’opposto del fisico ideale descritto dai trattati medici per il maratoneta, che dovrebbe essere alto 175 m e pesare 61 kg. Anzi, non avrebbe dovuto nemmeno correre per non sovraccaricare le ginocchia: “Perdere peso rallenta la degenerazione della cartilagine del ginocchio e migliora i sintomi che tipicamente la caratterizzano” – Osteoarthritis and cartilago (2016 Jul; 24(7):1126-34). Spontanea sgorga la domanda: e se avesse avuto il fisico adatto che cosa avrebbe combinato?
Ai difetti della carrozzeria, Vito Piero ha rimediato con i pregi del motore: massimo consumo di ossigeno, stile di corsa, preparazione, adattamento allo sforzo prolungato di articolazioni, tendini e ligamenti; nonché con le risorse mentali: determinazione, gestione delle energie e amore per l’ideale. Il vero segreto del suo successo sta nel ritmo costante del suo passo radente. E’ un treno merci che, sebbene gravato del peso del trasporto (la carrozzeria per Vito Piero), non fa soste intermedie e giunge dritto a destinazione. E mai una lesione da sovraccarico, un ricorso medico, un farmaco o un integratore. L’unico infortunio è stato una frattura di polso per una caduta lungo una discesa ripida …e il giorno dopo corse un’altra maratona! Né trae energie da un’alimentazione speciale, essendo stato visto mangiare pizze e panini in gran quantità.
Un uomo sempre in corsa, dunque! Ma non solo corsa.
Ha trasportato camion di medicinali nell’ex Iugoslavia come volontario della Croce Rossa, e ha donato sangue per oltre 130 volte.
Non fa stretching, scioglie i muscoli e tiene in forma le articolazioni con il ballo. Ma non è ballo se non è rock.
Tra una maratona l’altra, trova il tempo di iscriversi a corsi di sommelier. Ammette che i vini migliori sono il barolo e il brunello di Montalcino. Lui preferisce quelli frizzanti. Se poi vuole andare sul sicuro, beve i vini del Salento, che di sicuro sono fatti da uva.
Nutre una viscerale passione per la musica lirica, e le sue presenze alla Scala non sono meno di una trentina all’anno, rigorosamente al loggione, come i veri melomani.
Chi sarà il prossimo “Mille”. Un Signore? Una Signora? Argomenti oziosi, di questi tempi; è come parlare del sesso degli angeli. Seconde alcune teorie il genere non esiste. Siamo tutti angeli.