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Caro direttore, ho letto di quanto sei affranto per l'arresto della "bellissima" maratoneta Francesca Maria Occhionero nell'articolo “All’armi, siam podisti”?: “in galééra!!”. Tento umilmente di risollevarti un po', giusto per tenere l'argomento podismo-galera nelle sue adeguate proporzioni giornalistiche. Non che i giornali - come dici tu - siano sempre prodighi di argomenti interessanti. Tuttavia, se tu li leggessi bene e tutti i giorni, t'accorgeresti di due cose: la prima è che la galera non si dà in base ai gusti sportivi, bensì in base ai reati, veri o presunti (solitamente quando t'ingabbiano sono veri!). Secondo, ti ricordo che purtroppo la Occhionero non è mica l'unica podista ritratta in gara in brache di tela per questioni giudiziarie lontane una maratona dal nostro sport preferito.
Quella che tu chiami "consorella" (intendi massona?), Francesca Maria Occhionero, incarcerata col fratello per attività di spionaggio, dev'essere una tipa tosta visto che gl'inquirenti definiscono lei e il fratello due "hacker aggressivi", che hanno violato ben 1.936 account legati a istituzioni e ad aziende strategiche, leggendone la corrispondenza e controllandone i computer. Tra di noi appassionati podisti potremmo dire che gli Occhionero hanno "dopato" pc e smartphone. Per la legge italiana i reati configurati sono invece di "procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni informatiche", al presunto servizio di una loggia massonica legata al Grande Oriente d'Italia. Reati passibili di inquinamento probatorio, perciò si dev'essere reso necessario rinchiudere a Rebibbia la maratoneta romana. Lenta con le sue 4 ore e passa sui 42 km, ma lesta nel cercare di formattare il pc quando aveva gl'inquirenti ormai alle calcagna.
Caro Marri, leggere il tuo pezzo-ritratto sulla Occhionero traspare l'immagine di un cronista con gli occhi a cuoricino che s'indigna di fronte a una sirena affaticata, strappata dal traguardo e sbattuta in galera "perché ha toccato i politici". Non è mica vero! I dossieraggi che hanno inguaiato nel tempo molti stessi politici non si contano (dai Contrada-Di Pietro ai Sica-Caldoro). Mi soffermo solo sul deputato Denis Verdini, fisico da discobolo in pensione, per il quale un magistrato ha appena chiesto 11 anni di carcere per il crac del credito di Campi Bisenzio (sponsor di diverse corse podistiche in Toscana). Verdini è inguaiato per la P3 (presunta loggia, non un parcheggio dell'outlet), e il server usato in tandem P3-Occhionero è quello che avrebbe trasmesso la mole di dati privati nel Minnesota. Verdiniani sono una sfilza di tesserati nel Montecitorio Running club presieduto da Maurizio Lupi, l'ex ministro che voleva correre col Rolex regalato a suo figlio Luca da Stefano Perotti della Green Field System, ma che alla fine s'è accontentato dei tradizionali cronometri della Tds. A Piacenza l'abbiamo visto cambiarsi i panni nell'auto blu addirittura a ridosso della partenza della gara (privilegio da keynesiano, mica da kenyano!).
La sfilza dei tesserati al nostro amato sport va dal podista-onorevole Fabrizio Cicchitto, pettorale - pardon - tessera 2232 della Loggia P2, all'ex dipietrista Augusto Di Stanislao indagato nella rimborsopoli pugliese, fino all'onorevole Gioacchino Alfano, indagato per omesso controllo nel fallimento di una società turistica sorrentina. Se sommiamo a questa incompleta lista di maratoneti della poltrona il podista-senatore Roberto Formigoni, fresco di condanna a 6 anni per corruzione, apparso sui giornali in canotta e pantaloncini mentre s'allenava al parco milanese di Trenno, ricaviamo un quadretto di tapascioni dell'Ncd, partito con altissimo tasso di imputati.
Se qualche mese fa sfogliavi le pagine locali, avresti visto la foto del vincitore della Turin marathon del 2011 tagliare il traguardo in 2h 08' con un titolo poco edificante. Era la figura di Abdelaziz El Idrissi raccontato in un articolo che parlava di 5 mesi di condanna per tentato furto di un telefonino. Il forte marocchino trapiantato a Genova, che da tempo vendeva fiori ai semafori, era stato acciuffato in fuga da uno sbirro col vezzo della velocità in pista.
Tutti casi e personaggi meno attraenti e magari meno abbordabili di Francesca Occhionero, certamente te ne do atto, ma capirai che il caso che ti ha afflitto e che hai raccontato non è proprio il ritratto della realtà. Del resto, dossieraggi e spionaggi non sono reati soltanto qui in Italia. Lo sono anche negli Usa per gli amici di Hillary Clinton che spesso appaiono sbuffanti in pantaloncini correre in Central Park. Oscar Pistorius l'abbiamo visto in foto sui giornali in pista mentre a lato si leggevano i dettagli dell'orrendo delitto di cui si era macchiato ai danni della sua ex-fidanzata modella.
Nel ricordarti che dentro Rebibbia si corre il Vivicittà, ti consiglio una rubrica fissa da chiamare Podisti.dét (nei dialetti lombardi significa "dentro"). Sarà tra le più aggiornate. Saluti.
Arruoliamo volentieri Daniele Martinelli nel partito “In galééra” fondato dal citato professor Marcellini, indi ampiamente cavalcato da certi magistrati poi gioiosamente passati all’attività politica (il che ha consentito loro anche qualche ‘evasione’ da personali inchieste) e più lesti della Occhionero nel comunicare alla stampa amica tutte le loro inchieste ‘segrete’, spesso finite nel nulla (imputati assolti, e magistrati impuniti malgrado le leggi sulla loro responsabilità civile). Per non sollevare ulteriori polveroni, preciserei che “indagato” non vuol dire condannato, e nemmeno presunto colpevole, sebbene asserirlo riempia le pagine di certi giornali (chi si ricorda di Vittorio Emanuele IV e altri illustrissimi, a cominciare da Enzo Tortora, sbattuti in galera nel giubilo dei Martinelli di allora, e poi rimessi in libertà con tante scuse? Tortora, addirittura, dopo una condanna in primo grado, ciò che dimostra quanto siano affidabili in Italia perfino certe sentenze). Senza controllare le fonti, credo ad es. che dell’ex ministro Lupi si sia constatata l’estraneità alla vicenda del figlio; e comunque mi pare degna del blog del cosiddetto ex-comico, non di Podisti.net, l’asserzione che Lupi avrebbe voluto correre una maratona col Rolex. Preciserei anche che non basta essere fotografato in calzoncini a correre sulla spiaggia per assurgere al rango di maratoneta, cui invece Francesca Occhionero appartiene; mentre non vi appartiene Pistorius (e citando lui, mi sembra che Martinelli getti, come va di moda dire adesso, le reti a strascico pur di fare massa; gli propongo allora un’inchiesta, per esempio onde appurare quanti responsabili di femminicidi hanno fatto corse su strada: ciò basterà per dire che i podisti ammazzano le proprie ex?). Mandare mail insidiose va castigato, ma aspettiamo di vedere chi le ha mandate, e se questi ’segreti’ sui politici che circolano si debbano a queste mail o piuttosto al fuoco amico o nemico che sia, di segretarie o amanti deluse o cancellieri vogliosi di arrotondare gli stipendi.
Ma qui restiamo, please, nel campo delle maratone: credo che non sia improprio definire “consorella”, ovviamente di sport, la Occhionero, e lasciare ad altri blog le considerazioni sui politici tutti ladri e i magistrati tutti integerrimi e la costituzione più bella del mondo e la massoneria=demonio cui si devono tutti i guai dell’Italia compresi i test sui diesel brillantemente superati dalla Fiat negli Usa. A Rebibbia, o magari ai Piombi di Venezia, piuttosto che la Occhionero, ci avrei lasciato il ‘camionista’ della strage di Berlino.
Sed sutor, ne supra crepidam! [F..M.]